DIARIO
'Una bella famiglia in cammino'

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Pellegrini:
1. Claudio Locatelli
2. Alice Tisi
3. Moranda Laura (Da Assisi)
4. Tisi Lorenzo (Da Assisi)

Sabato 29 Luglio 2006
TAPPA di Avvicinamento
Milano – La Verna

Io (Claudio) e Alice, mia cugina, prendiamo il treno alle 7:10 in Stazione Centrale che arriva ad Arezzo alle 12:00, poi prendiamo il trenino che ci porta a Bibbiena. Sul trenino incontriamo la prima pellegrina: Manola una ragazza livornese che da sola percorre il nostro stesso cammino, però solo fino ad Assisi. Arriviamo a Bibbiena alle 13:00, poi prendiamo l’autobus per La Verna che parte dopo 5 minuti. Alle 14:00 siamo già nei pressi del santuario, alloggiamo nelle camere che abbiamo prenotato qualche giorno prima e poi dopo la Processione delle Stimmate delle 15:30 andiamo alla messa delle 16:00 nella Basilica. Visitiamo poi tutto il resto del Santuario: la Cappella delle Stimmate, la Cappella della Maddalena, il Sasso Spicco, il precipizio ed il letto di S. Francesco. Alla sera ceniamo nel refettorio del pellegrino e prima di andare a letto incontriamo Suor Priscilla che oltre a timbrarci le credenziali, vi aggiunge per ognuno un messaggio personale. Dopo aver fatto un’offerta per l’ospitalità, la salutiamo e ci congediamo. Quassù (siamo a più di 1000 s.l.m) si respira un’aria “leggera”, fresca per l’altitudine, ma soprattutto si gode di un’atmosfera particolare: il silenzio e la quiete, ed una natura ancora pienamente conservata. Domani comincia il cammino vero e proprio.
La Verna
E' uno dei Santuari francescani più importanti sorto nei primi anni del '200 su volontà di San Francesco d'Assisi. Del complesso conventuale fanno parte la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, la prima chiesa costruita intorno al XIII secolo, il corridoio e la Cappella della Sacre Stimmate e la Basilica dedicata a Santa Maria Assunta dove Andrea della Robbia lasciò i suoi capolavori, l'Annunciazione e l'Incarnazione (XV sec.).

Domenica 30 Luglio 2006
1ª TAPPA 27 Km.
La Verna – Eremo di Cerbaiolo

Sveglia alle 07:00 e colazione alle 8:00 poi si parte. Camminiamo lungo il sentiero nel bosco, siamo nel territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, seguiamo le indicazioni della guida ed i segni del CAI oltre ai Tau gialli dipinti finchè non svoltiamo a destra lungo un altro sentiero in ripida discesa che ci porta ad un’area di sosta attrezzata con tavoli, ne approfittiamo per rifocillarci. Da qui poi seguiamo una lunga carrareccia che ci porta fino alla frazione di Compito fuori dal cammino della guida. Chiediamo informazioni ad un ragazzo che ci reindirizza verso la frazione di Migliano per poi ricongiungerci col sentiero 75 (quello che abbiamo mancato prima) che porta a Pieve S Stefano. Raggiunto il paese facciamo sosta ad un bar per un gelato ed un po’ di acqua fresca. Il caldo inizia a farsi sentire ma c’è ancora un po’ di strada da fare (quasi tutta in salita) fino all’eremo di Cerbaiolo. Mentre siamo al bar arriva Manola, da qui proseguiamo insieme fino all’eremo. Arrivati, incontriamo Chiara che ci dà il benvenuto. Dopo un pediluvio e la doccia ci concediamo una visita all’eremo: la chiesa restaurata è davvero un bellissima ed il panorama sulla valle ed il Lago di Montedoglio è incantevole. Dopo la cena facciamo conoscenza chiaccherando con gli altri ospiti di Chiara: Sara un’altra pellegrina (di Venegono Inferiore in provincia di Varese) giunta qui ieri con molta fatica, ha fatto un giorno di sosta e domani riparte con noi, e Stefano un ragazzo napoletano che ha trascorso qui le sue ferie aiutando Chiara e che ha anche scolpito il Cristo sulla roccia ai piedi dell’eremo.
Eremo di Cerbaiolo
L'eremo del Cerbaiolo, nei pressi di Pieve S. Stefano, sorge protetto dal silenzio questo eremo. Un luogo semplice e spoglio ma autentico e ricco di spiritualità.
Le sue origini risalgono addirittura all'VIlI secolo. Nell'anno 722 infatti Tedaldo, signore di Città di Castello, donò ai monaci benedettini la chiesa ed il monastero fatto erigere come luogo di preghiera per la figlia. Nel 1216 il monastero fu offerto a San Francesco che vi insediò i suoi frati: tra questi si ricorda Sant'Antonio da Padova che vi soggiornò nel 1230.
La chiesa è stata ricostruita nel 1524 e nel 1708. I Frati Minori, nel 1783, su ordine del granduca di Toscana lasciarono Cerbaiolo e si trasferirono nel convento della Madonna dei Lumi a Pieve Santo Stefano e l´antico eremo diventò, dopo il 1786, parrocchia. La struttura venne gravemente lesionata dagli eventi bellici nell'estate del 1944. Il 22 marzo 1967 il vescovo di Sansepolcro cedette la chiesa e l'antico convento alla Piccola Compagnia di Santa Elisabetta, istituto a carattere laicale che vive la spiritualità francescana. In questo modo a Cerbaiolo rinasce la vita eremitica, grazie alla presenza di Chiara Barboni, che ancora oggi, unica eremita rimasta nell'Alta Valle del Tevere, accoglie quanti desiderano trascorrere un tempo di preghiera e meditazione. E’ proprio a Chiara che si deve la rinascita dell’eremo.

Lunedi 31 Luglio 2006
2ª TAPPA 29 Km.
Eremo di Cerbaiolo – Sansepolcro

Sveglia alle 06:00 e alle 07:00 partenza dopo il saluto a Chiara ed alle sue caprette. Saliamo su per il monte che sovrasta e costeggia l’eremo: una bella sudata fino al valico di Viamaggio, con una sola rinfrescata presso una fonte poco sopra Cerbaiolo. Perdiamo poi 15’ perché manchiamo la svolta a sinistra indicata dalla guida, resoci conto dell’errore torniamo sui nostri passi e poi rintracciato il bivio proseguiamo veloci verso al valico. Al passo ci aspetta Sara che è partita prima stamattina. Facciamo colazione tutti assieme (Claudio, Alice, Manola e Sara) poi si riparte in salita seguendo il crinale costeggiando un lungo filo spinato per alcuni Km. Il tratto nel bosco è molto bello e sbuca su una strada bianca che ci conduce fino a Pian delle Capanne. Sono le 12:30 e qui io e Alice sostiamo ad un tavolo vicino al rifugio. Sara e Manola procedono col loro passo e sono rimaste indietro. Proseguiamo poi lungo la carrareccia per molti Km fino ad arrivare all’agriturismo Germagnano. Lungo il percorso incontriamo degli scout e molti campeggi nei prati. Giunti all’agriturismo notiamo che ancora una volta abbiamo preso una strada differente rispetto alla guida anche se non abbiamo visto nessuna segnaletica alternativa. Chiediamo quindi informazioni e ci dicono di proseguire per la strada bianca che porta fino alla strada asfaltata per Sansepolcro e così facciamo, rinunciando alla visita al convento di Montecasale. Terminata la strada bianca percorriamo cosi tutti i km rimanenti (parecchi) sull’asfalto sotto il caldo che incombe. Infine giungiamo a Sansepolcro e passiamo per il centro all’APT dove entusiasti ci timbrano le credenziali e ci danno le indicazioni per giungere fino al convento dei cappuccini. Prima facciamo una sosta al centro commerciale per una bevuta colossale. Arriviamo poi al convento dei cappuccini dove sostiamo ed infine alle 20:00 mangiamo un’ottima cena. Purtroppo oggi non c’è il tempo per visitare la città di Piero della Francesca, dobbiamo lavarci e fare la spesa prima. Prima di andare a letto decidiamo di anticipare la sveglia domani per camminare il più possibile col fresco mattutino. Le nostre due amiche pellegrine in serata non arrivano a Sansepolcro ma si fermano all’agriturismo Germagnano.
Montecasale
L´eremo di Montecasale (m. 706 s.l.m.) secondo la tradizione sarebbe stato fondato nel 1213 da Francesco d´Assisi, che lo avrebbe ricevuto in dono dal vescovo di Città di Castello. Le fonti francescane ricordano gli episodi della conversione dei tre ladroni e delle reliquie fatte trasportare da san Francesco per essere custodite e venerate; la tradizione popolare aggiunge il fatto dei cavoli voluti piantare da Francesco a rovescio, per verificare la capacità di obbedienza di due giovani desiderosi di diventare frati. Dopo Francesco, anche altri due celebri personaggi delle origini dell’ordine, sant’Antonio da Padova e san Bonaventura da Bagnoregio, hanno risieduto, per qualche tempo, a Montecasale, ma nel 1269 i frati abbandonarono l´eremo per trasferirsi nella chiesa urbana di Sansepolcro, iniziata a costruire nel 1258. La partenza dei frati non significa la chiusura dell’eremo, nel quale si insediano alcuni eremiti, autorizzati dal vescovo di Città di Castello, che successivamente adottano la regola di sant’Agostino. Nel corso dei primi decenni del XV secolo, o forse alla fine del precedente, a Montecasale si insedia una comunità di frati che seguono la regola del Terz’Ordine francescano, e nel 1532 vi giungono i frati Minori Cappuccini, che da allora vivono nell’eremo mantenendovi uno stile di vita austero e sereno, che nulla lascia al chiasso e al clamore. Immerso nel verde dei boschi, vicino a corsi d’acqua e a grotte naturali quali il Sasso Spicco, l’eremo di Montecasale ricorda all’uomo del nostro tempo la sensibilità di san Francesco verso tutte le creature.
Sansepolcro
La tradizione attribuisce a Sansepolcro un’origine mitica per opera di due Santi pellegrini, Arcano ed Egidio che, di ritorno dalla Terra Santa, si fermarono in questa valle dove, per un segno divino, decisero di restare e costruire una piccola cappella per custodire le Sacre Reliquie, portate da Gerusalemme.
Intorno a questo primo oratorio si sviluppò il Borgo che fu detto, proprio per questa origine, del Santo Sepolcro. Nel 1520 Sansepolcro fu fatta città e nominata sede vescovile da Papa Leone X.
Dal ‘300 al ‘500 Sansepolcro ebbe il periodo di massimo splendore. Di quei secoli ricchi di commerci, di arte e cultura, ne è testimonianza il centro storico della città. Chiuso al suo interno da una cinta muraria delimitata dalle cannoniere di Bernardo Buontalenti e dalla pregevole Fortezza di Giuliano da Sangallo, il centro storico di Sansepolcro si caratterizza per un succedersi di pregevoli palazzi medioevali, con le caratteristiche torri, oggi mozze, e rinascimentali; per le sue Chiese (dalla Cattedrale romanica, alla Chiesa gotica di S.Francesco) con i loro caratteristici campanili; per l’eleganza e la raffinatezza degli elementi architettonici. Un centro storico colpito da una lunga storia di terremoti, di attacchi esterni e di lotte tra le varie fazioni cittadine, ma che ha conservato sino ai giorni nostri i caratteri di un centro d’autore, profondamente legato al massimo figlio di questa terra: Piero della Francesca.
L’Artista, che si firmava “Pietro dal Borgo”, ha immortalato la sua città nelle sue opere, esaltandone i caratteri, così da avvicinarla a quella città ideale di cui allora si discuteva nelle corti italiane.
Accanto alla grande tradizione artistica, il folclore. Sansepolcro è infatti anche la città del Palio della balestra e dei giochi di bandiera, testimonianza di un passato di lotte in difesa della libertà comunale.
Oggi Sansepolcro è una città attiva e moderna, con circa 15.600 abitanti, che, pur impegnata a salvaguardare il proprio nobile passato, la sua identità di città d’autore e le sue tradizioni, guarda al futuro. Il suo sviluppo industriale risale al 1827, data di nascita della Buitoni, l’importante industria alimentare che da qui si è sviluppata a livello internazionale e oggi è presente a Sansepolcro con un modernissimo pastificio. Accanto a questo, altri marchi prestigiosi nel campo della camiceria, della maglieria e del tessile abbigliamento, caratterizzano l’economia della città. Alla struttura industriale va aggiunta una agricoltura basata in particolare sulla coltivazione del tabacco, particolarmente pregiato, seguito da peperoni, pomodori, girasoli, cereali, tra i quali grano, mais, orzo. In questi ultimi anni si è andata sviluppando la coltivazione e commercializzazione delle erbe officinali , accanto ad una crescente sensibilità verso un’agricoltura pulita che faccia della Valtiberina una “valle verde”.

Martedi 01 Agosto 2006
3ª TAPPA 27 Km.
Sansepolcro – Città di Castello

Sveglia alle 6:00, alle 6:30 usciamo dal convento e al 1° bar facciamo colazione, poi attraversiamo l’abitato di Sansepolcro e camminiamo lungo la strada statale per Arezzo. Passiamo sotto la superstrada e poco dopo svoltiamo su una stradina laterale, poco prima dell’impianto Buitoni, che attraversa la campagna. Dopo il tratto trafficato finalmente un po’ di silenzio ed entriamo in Umbria. Proseguiamo e saliamo sul colle verso il paese medievale di Citerna. Il caldo non molla anche oggi per cui la salita risulta impegnativa più del dovuto, Al bar facciamo una sosta per bere e mangiare un po’ della frutta acquistata ieri. Poi si riparte, prima in discesa poi di nuovo in salita. Quest’ultima provoca l’ennesima sudata dato anche l’ora: è mezzogiorno. Risaliamo il crinale e finalmente siamo all’agriturismo Le Bugne, dove ci fermiamo a mangiare il pranzo al sacco nello spiazzo vicino. Poi passiamo all’agriturismo per chiedere dell’acqua e gentilissimi i proprietari ci riempiono le borracce di acqua minerale fresca del frigorifero. Ripartiamo verso il paesino di Celle e poi dopo la discesa ecco un nuova massacrante salita. Giunti alla sommità, pausa e successivamente si arriva in discesa al paese di Lerchi. Sono le 16:00 e data l’ora e la stanchezza ci fermiamo al bar per la solita dose d’acqua da bere e poi prendiamo l’autobus fino alla vicina Città di castello (mancano circa 3 Km) saltando quindi la visita all’eremo del Buon Riposo che si trova più in alto. Arrivati in centro alloggiamo nella bellissima stanza che ci ha dato la responsabile del Camping Montessori e che ci consiglia anche un posto per cenare a prezzo scontato. Alice è molto stanca ed anch’io soffro molto il caldo: decidiamo di utilizzare l’autobus per saltare la tappa di domani e riposare. Andiamo all’APT per il timbro sulla credenziale ed avere informazioni in merito agli autobus per Pietralunga. C’è solo un bus alle 13:05, per cui abbiamo il tempo di visitare la città in mattinata e riposare il pomeriggio per poi proseguire il nostro cammino con nuove energie.
Città di Castello
Cinta ancora per buoni tratti dalle mura cinquecentesche Città di Castello si distende lungo la valle del Tevere, là dove i Romani avevano stabilito il municipio di Tifernum Tiberinum.
Dopo essere stata saccheggiata e distrutta per opera di Totila durante le invasioni barbariche, Città di Castello viene ricostruita dal Vescovo Florido assumendo prima il nome di Castrum Felicitatis e poi, a partire dal X secolo, quello definitivo di Castrum Castelli. Comune durante il tardo Medioevo, fu soggetta di volta in volta a Perugia, alla Chiesa o a Firenze; solo nel '500, con Cesare Borgia, passò in modo definitivo nelle mani del Papato.
L'antica storia di Città di Castello è testimoniata dagli edifici che furono sede delle antiche strutture amministrative come il Palazzo del Podestà, con facciata barocca del 1686, e il Palazzo Comunale, eretto in forme gotiche con un elegante portale e bifore. Tracce di arte gotica si possono trovare anche sul fianco sinistro del Duomo, che, costruito sull' area di un tempio romano a partire dall' XI secolo, vide il suo impianto radicalmente cambiato già alla metà del XIV secolo. La chiesa di S. Domenico del 1424, con facciata incompiuta e portale ogivale nel fianco sinistro, quella di S. Maria Maggiore, di epoca gotica ma con facciata rinascimentale, e quella di S. Francesco, con absidi poligonali del 1273 ma rimaneggiata nei primi anni del 1700 , completano il panorama degli edifici di culto della cittadina. Nella Pinacoteca comunale, infine, sono conservate opere di Raffaello, Signorelli e di Domenico Ghirlandaio, oltre a quelle di artisti di scuola umbra toscana e marchigiana.

Mercoledi 02 Agosto 2006
(4ª TAPPA 29 Km.) Tappa di Trasferimento
Città di Castello – Pietralunga

Come preventivato oggi tappa di riposo con trasferimento in autobus fino a Pietralunga. Alla mattina visitiamo il centro di Città di Castello, tra cui il Duomo e la cripta sottostante. Alle 13:00 prendiamo il pullman per Pietralunga e dopo le 14:00 siamo già arrivati in paese. Alloggiamo all’Hotel Tinca, in centro, in una bellissima stanza, la migliore finora. Facciamo la spesa per domani poi passiamo in chiesa per il timbro sulla credenziale ma si sta svolgendo un funerale per cui rimandiamo. Torniamo in camera per riposare e ci appisoliamo. Ci ridestiamo all’ora di cena: ci gustiamo una veloce pizza poi andiamo a letto. Domani ci svegliamo presto per camminare col fresco data anche la lunghezza della tappa che ci attende.
Pietralunga
Pietralunga sorge su di una collina di 566 m. e il suo primo nucleo fu certamente fondato dalle antiche popolazioni umbre della zona.
L'affermazione del Cristianesimo ci è tramandata con le vicende legate alla figura di Crescenziano, a cui la leggenda attribuisce l'uccisione del drago. Crescenziano venne decapitato e sepolto nell'attuale Pieve de' Saddi, eretta sul luogo dove fu ucciso, le spoglie furono successivamente trafugate e trasportate nella cattedrale di Urbino.
Pietralunga conserva l'aspetto di borgo medievale, cinto di mura e raccolto attorno alla Rocca Longobarda, eretta nell'VIII sec., che se pur modificata conserva intatto il basamento pentagonale. Di particolare interesse è la Pieve di S. Maria all'interno del nucleo antico della cittadina, che risale al XIII secolo e possiede un bellissimo portale romanico, ora a causa dei rifacimenti situato nella parte posteriore.
Immerso nel verde, sorge il moderno complesso di Candeleto, una struttura completa di ogni servizio per la ricezione, campeggio, albergo e ristorante, dotata inoltre di impianti sportivi (piscina e campi da tennis) e per il tempo libero.

Giovedi 03 Agosto 2006
5ª TAPPA 27 Km.
Pietralunga – Gubbio

Sveglia alle 5:00, colazione alle 5:30 e partenza alle 6:00. Scendiamo sulla strada principale, passiamo a fianco della zona turistica di Candeleto e subito dopo il Santuario della Madonna dei Rimedi svoltiamo per la strada in salita verso Gubbio (il cartello stradale indica una distanza di 20 Km). Giunti in cima, questa volta col fresco, seguiamo le indicazioni della guida ed i Tau gialli che ci conducono lungo il crinale a sinistra della valle. Oggi è nuvoloso ed a parte l’umidità si sta bene. In poco tempo arriviamo alle Case Sesse camminando in un ambiente quasi disabitato ma dalla natura verdeggiante, poi saliamo ancora e dopo un invaso antincendio proseguiamo in mezzo ad una pineta. Andiamo ancora avanti per circa 3 Km senza trovare più riferimenti sulla guida né Tau segnavia. Torniamo indietro fino ad una curva-tornante coi cartelli segnavia CAI e troviamo qui un sasso con la Tau e la freccia indicante la svolta grattati invece che dipinti: quasi impossibili da vedere se non ci si passa a meno di 1 metro! Abbiamo perso più di 1 ora e parecchie energie, ma finalmente riprendiamo la strada giusta che prima in discesa e poi in salita percorre nuove vallette solitarie ed isolate fino ad arrivare dopo il valico al paesino di Loreto. Siamo ora entrati nella piana Eugubina. Da qui arriviamo al paese di Monteleto e poi oltrepassata la strada provinciale, seguiamo la strada secondaria che arriva al paese di Raggio. Ora mancano 5 Km a Gubbio ma scoppia un violento temporale: indossiamo i nostri mantelli impermeabili e tentiamo di proseguire ma la pioggia è troppo forte e l’acqua che scorre lungo le strade ci impedisce di proseguire. Aspettiamo il termine del fortunale e dopo 15 minuti il temporale finisce. Riprendiamo il cammino lungo la stradina coi piedi inzuppati ed infine arriviamo a Gubbio. Qui ci aspettano Sara e Manola che sono arrivate in autobus, insieme alloggiamo nel centro storico all’Istituto Pontificio Maestre Pie Filippine che ci ospitano in delle belle e spaziosissime stanze. Alice è distrutta, ha un ginocchio gonfio e dolorante, mentre io subisco lo sfogo dell’herpes alle labbra. Un salto in farmacia per recuperare un po’ di ghiaccio ed una pomata per il ginocchio e delle pastiglie per l’herpes. Alla sera ceniamo alla locanda del Cantiniere col menù a prezzo concordato per i pellegrini: ottimo.

Venerdì 04 Agosto 2006
TAPPA di Sosta
Gubbio

Oggi la giornata è dedicata alla visita della bella cittadina di Gubbio. Lascio Alice a riposare in camera. Stamattina visito da solo Gubbio e approfitto delle prime ore del mattino per godermi i luoghi non ancora affollati dai turisti e faccio un mucchio di fotografie. Ritorno in stanza dopo alcune ore e trovo Alice che sta decisamente meglio. Andiamo assieme a Sara nella terrazza panoramica dei giardini pensili vicini al Duomo e pranziamo velocemente, assaporando la Crescia farcita di Gubbio. Poi passeggiamo ancora un po’ per le viuzze della città sostando qualche minuto nel Parco di Ranghiasci. Manola ci telefona che è arrivata a Biscina, la tappa successiva, è andato tutto bene e dato che Alice si sente di proseguire gli facciamo prenotare la nostra sosta per domani. Sara invece prenderà il pullman direttamente per Assisi: le sue unghie malandate ancora non gli consentono di camminare. Facciamo la spesa e poi ceniamo nuovamente alla locanda del cantiniere questa volta gustando il 2° menu a prezzo concordato, anche questo buonissimo. Questa volta siamo in compagnia di altre 2 pellegrine, due signore valdostane, maestre come Sara. Quindi di nuovo a letto presto, anche domattina preferiamo partire presto per sfruttare il fresco mattutino e possibilmente schivare i temporali pomeridiani.
Gubbio
Adagiata alle falde del Monte Ingino, Gubbio è tra le più antiche città dell'Umbria, meravigliosamente conservata nei secoli e ricca di monumenti che testimoniano il suo glorioso passato.
Testimonianza delle sue antiche origini sono le Tavole Eugubine, uno dei più importanti documenti italici ed il Teatro Romano situato appena fuori le mura. Sovrastata dall'alto dalla monumentale Basilica di Sant'Ubaldo che custodisce le spoglie incorrotte del Patrono, Gubbio ospita capolavori architettonici che simboleggiano e richiamano la potenza di questa città-stato medievale.
All'inizio del XIV secolo risale il superbo complesso urbanistico formato dal Palazzo dei Consoli, divenuto il simbolo della città, dalla Piazza Pensile e dal Palazzo Pretorio. Da ricordare inoltre i palazzi Beni, del Bargello con la famosa fontana, del Capitano del Popolo. di pure linee rinascimentali il Palazzo Ducale di Francesco Giorgio Martini che richiama e documenta il significativo periodo vissuto sotto la signoria dei Montefeltro del cui ducato la città era parte integrante.
Di grande interesse sono anche la Cattedrale (sec. XII), Santa Maria Nuova (nel cui interno si ammira la Madonna del Belvedere dipinta da Ottaviano Nelli nel 1413), Chiesa e convento di Sant'Agostino (sec.XIII ) con all'interno affreschi del Nelli, Chiesa e Convento di San Francesco (Sec.XIII), San Giovanni (Sec.XII) caratterizzato dalla facciata e dal campanile in stile romanico, San Pietro ampliata nel 1505 e San Domenico ampliata nel XIV secolo.
Fra le più importanti manifestazioni che sono organizzate nella città meritano senza dubbio note particolari la Corsa dei Ceri e la rievocazione storica del Palio della Balestra.

Sabato 05 Agosto 2006
6ª TAPPA 22 Km.
Gubbio – Biscina

Sveglia alle 5:00 e partenza alle 5:30, seguiamo la strada statale fino a Ponte d’Assi, da qui carrareccia fino a Vallingegno. Non deviamo per visitare l’abbazia che comunque è chiusa e proseguiamo per il nostro itinerario. Proseguiamo sulla strada bianca affiancando qualche agriturismo poi arriviamo all’eremo di S. Pietro in Vigneto dove vive un’eremita che non vuole essere disturbato, come avverte un cartello posto all’ingresso. Mangiamo lì vicino approfittando di un tavolo con panchine, poi si va in discesa fino a girare a destra per il sentiero che sale verso il castello di Biscina. Attraversiamo un tratto fangosissimo, arriviamo ad uno spiazzo creato dai lavori per la posa di alcuni piloni in cemento. Qui scorre un torrentello, ne approfittiamo per toglierci alcuni Kg di terra argillosa appiccicatesi alle scarpe. Il sentiero va rintracciato nella spinata di terra e lo ritroviamo a sinistra dello scavo, quindi risaliamo il colle sempre su sentiero a tratti scivoloso fino ad arrivare allo stupendo agriturismo di Biscina nei pressi del vicino Castello. Sono le 14:00 e con sorpresa scopriamo che c’è anche una piscina a disposizione degli ospiti dell’agriturismo: ci scappa subito un pediluvio estremamente rilassante e defaticante. I proprietari dell’agriturismo ci alloggiano nella casetta prospiciente la piscina in un meravigliosa appartamento. Dopo aver steso i panni lavati ecco il temporale pomeridiano, ci ripariamo in casa e guardiamo un film alla Tv: Micheal (l’angelo interpretato da John Travolta). Alle 19:30 andiamo a cena, che merita un 10 e lode soprattutto il secondo piatto: carne mista alla griglia il tutto innaffiata dal buon vino rosso della casa. Infine andiamo a letto satolli ed io forse anche un po’ ubriaco.
Biscina
A poco più di metà strada tra Assisi e Gubbio, alla sommità di un colle dal quale si domina un vasto orizzonte della campagna circostante, sorge il castello della Biscina. La rocca, percepibile da fondo valle come una cittadella fortificata, è anche uno dei punti di controllo più strategici dell'antica strada e del fiume Chiascio che scorrono ai piedi della collina; addirittura il nome "Biscina" si fa risalire alle numerose anse che il fiume disegna, come una "biscia", in questo tratto. La posizione elevata, legata sicuramente a motivi di difesa, preserva i castellani dalle insidie della malaria, che trova un fertile terreno negli acquitrini intorno al corso d'acqua. Ma, una ragione essenziale che spinge ad innalzare una fortezza su questa collina, è proprio l'estensione della vista su uno dei punti più scoperti del territorio: il confine tra i comuni di Gubbio e Valfabbrica e l'argine del ducato spoletino.

Domenica 06 Agosto 2005
7ª TAPPA 27 Km.
Biscina - Assisi

Sveglia alle 6:00, prepariamo la colazione con il latte, il pane, la marmellata e i dolci che ci hanno dato i proprietari dell’agriturismo ieri sera. Partiamo inabissandoci nelle nuvole sottostanti il colle di Biscina. Camminiamo a mezza costa lungo la strada carrareccia che costeggia la valle del Lago di Valfabbrica. Incontriamo un gruppo di persone con i cani da caccia, subito dopo la carrareccia diventa sentiero che si abbassa ulteriormente fino al guado di un torrentello. Il terreno qui è di nuovo molto fangoso forse dovuto anche alla elevata umidità residua sotto le nuvole, continuiamo un po’ a rilento fino a circumnavigare il lago in secca e giungere dall’altra parte della valle. Arriviamo sulla strada asfaltata che percorriamo in perfetta solitudine, poi risaliamo ancora per un tratto nel bosco ed infine ridiscendiamo vicino alla diga dell’invaso di Valfabbrica. Ancora 30’ di carrareccia ed arriviamo al paese di Valfabbrica. Qui facciamo sosta per il pranzo con un bel gelato e beveraggi per dissetarci. Ripartiamo poi per Pieve S. Nicolò utilizzando la strada asfaltata preferendolo al sentiero che la guida avvisa essere molto fangoso (per oggi ne abbiamo preso abbastanza). La salita è davvero ripida e lunga (1,5 Km) ed anche se è passato da poco mezzogiorno oggi non si soffre particolarmente il caldo e si cammina piuttosto bene (le piogge degli ultimi giorni hanno abbassato notevolmente le alte temperature). Arriviamo al paese di Pieve S. Nicolò e proseguiamo fino a ricongiungerci col Sentiero Francescano della Pace. Ancora un poco di asfalto poi seguiamo la carrareccia che ci porta sempre più vicini ad Assisi, che ora intravediamo. Ancora un bel pezzo di carrareccia in discesa fino al Ponte dei Galli poi l’ultimo strappo in salita di 1 Km fino alla porta San Giacomo proprio sopra la grande Basilica di S. Francesco. Vista la moltitudine di turisti decidiamo di proseguire subito verso Santa Maria degli Angeli e scendiamo da Assisi lungo la Strada Mattonata, ora quasi completata, che collega i due paesi. Percorriamo la strada mattonata che ci porta fino alla grande basilica che racchiude la Porziuncola. Dopo 3 Km siamo arrivati, giriamo a destra in via Protomartiri Francescani e al civico 4B troviamo la Foresteria della Perfetta Letizia dove alloggiamo per le prossime due sere. Qui incontriamo Angela, l’autrice della guida che ci da il benvenuto e ritroviamo nuovamente Sara e Manola. Prima della messa salutiamo Manola che ritorno a Livorno. Prima di cena arriva un gruppo di 9 Scout che non trovava accoglienza altrove. A cena siamo in molti: Angela, io, Alice, Sara, una suora francescana e una novizia con altre due ragazze che le aiutano con dei lavori di ristrutturazione nella casa in località Rivotorto ed i 9 scout. Dopo le 20:00 si scatena il “solito” temporale. Adesso è ora di andare a letto: la stanchezza accumulata comincia a farsi sentire, domani la giornata sarà dedicata alla visita di Assisi.
Valfabbrica
Situata sulla sponda sinistra del fiume Chiascio, sull’antico tracciato Gubbio-Assisi, le origini e la storia di Valfabbrica sono legate alle vicende dell’Abbazia benedettina di S. Maria in Vado Fabricae. È la presenza dei monaci benedettini che consentì la bonifica dei terreni paludosi attraversati dal Chiascio ed il conseguente sviluppo del territorio. L’Abbazia, uno dei più antichi cenobi dell’Umbria, viene citata dalle cronache già nell’820 d.C., anno in cui, da Aquisgrana, l’Imperatore Lud-ovico il Pio concesse l’autonomia al Castello e all’Abbazia benedettina. A difesa della stessa Abbazia e dei suoi abitanti, contro i continui attacchi dei vicini feudatari, fu edificato il castello in Vallis Fabricae.

Lunedì 07 Agosto 2006
TAPPA di Sosta
Assisi

Cominciamo la giornata con la visita della Basilica di S. M. degli Angeli: la Porziuncola, la Cappella del Transito, il Roseto e nella Sacrestia facciamo il timbro sulla credenziale. Poi saliamo in autobus ad Assisi dove visitiamo la Basilica di S. Francesco (Superiore, Inferiore e la tomba) poi le Chiese di S. Pietro, S. Rufino, S. Lorenzo e di S. Chiara ed anche l’oratorio del pellegrino. I luoghi visitati sono davvero stupendi e ricchi di opere d’arte eppure soprattutto nella basilica di S. Chiara la folla di turisti stona e rende molto meno piacevole la sosta. Sono quasi le 13:00, scendiamo di nuovo a S. M. degli Angeli, arriva il treno con gli zii (i genitori di Alice) che si uniscono a noi nel cammino. Nel pomeriggio visitiamo San Damiano che presenta un aspetto ben conservato e un’atmosfera realmente francescana: semplice ma intensa. Qui incontriamo un numeroso gruppo parrocchiale dell’est-europa mentre cantano sul sagrato, un’ulteriore esempio di vivacità tuttora presente in questo luogo. Dopo io e Alice torniamo a S.M. degli Angeli per fare la spesa per l’indomani mentre gli zii risalgono verso la Basilica di S. Francesco. Alla sera di nuovo cena tutti assieme, ed ascoltiamo le avventure di Angela e di un suo viaggio in Tibet, mentre noi raccontiamo alcune vicende del nostro pellegrinaggio del 2005 lungo la Via Francigena da Lucca a Roma.
Assisi
Assisi si allunga sulle pendici del Monte Subasio, al di sopra della pianura in cui scorrono il Topino e il Chiascio. Benché possa vantare un'origine di epoca romana, l'attuale aspetto di Assisi, tanto degli edifici quanto del tessuto urbano, è stato sicuramente determinato dallo sviluppo medioevale.
Il nucleo più antico della cittadina è protetto da un apparato difensivo costituito da otto porte di accesso fortificate e da una lunga cinta muraria, ancora in ottimo stato di conservazione, che fa capo a due castelli: la Rocca Maggiore, ricostruita dal Cardinale Albornotz nel 1367 e la Rocca Minore. Assisi, oltre agli edifici di culto di così grande importanza da non poter essere considerati suo patrimonio esclusivo, come San Francesco, il turista potrà visitare anche le chiese di Santa Chiara e di San Pietro.
La prima eretta in forme gotiche fra il 1257 e il 1265, la seconda di poco più antica, decorata da un elegante portale mediano e tre rosoni. Il Duomo, dedicato al patrono San Rufino, mantiene inalterata una splendida facciata con sculture e rilievi; l'interno, invece, ha subito nei secoli interventi di ricostruzione che ne hanno stravolto l'impianto originario del XIII secolo.
Sulla Piazza del Comune di Assisi, posta sull'antica area del foro, troviamo il Palazzo dei Priori del 1337, il duecentesco Palazzo del Capitano del Popolo e il tempio di Minerva, costruito durante il periodo augusteo con pronao, colonne e capitelli corinzi ancora intatti. Nelle vicinanze sono visitabili i luoghi legati alla vita di San Francesco, come l'Eremo delle Carceri, immerso in un fitto bosco di querce e lecci sulle pendici del Subasio e il Convento di San Damiano, sorto intorno all'oratorio nel quale la tradizione vuole che il Crocifisso abbia parlato al Santo. Nella pianura, infine, l'imponente basilica di Santa Maria degli Angeli è stata costruita su progetto dell'Alessi fra il 1569 e il 1679 per proteggere la Cappella della Porziuncola, il povero ritrovo dei primi frati francescani.
Tutti coloro che avranno la fortuna di visitare questa splendida cittadina dovranno convenire con chi ritiene che la sua bellezza vada al di là di un breve e, per forza di cose, incompleto elenco di opere più o meno straordinarie, essendo invece da ricercarsi nell'atmosfera dei luoghi che la storia e la fede di un Santo hanno reso unici nel mondo.
Santa Chiara
Chiara nasce da una nobile famiglia nel 1194, da Favarone di Offreduccio di Bernardino e da Ortolana. La madre, recatasi a pregare alla vigilia del parto nella Cattedrale di San Rufino, sentì una voce che le predisse: "Oh, donna, non temere, perchè felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo".La bambina fu chiamata Chiara e battezzata in quella stessa Chiesa. Si può senza dubbio affermare che una parte predominante della educazione di questa fanciulla è dovuta proprio alla Cattedrale di San Rufino, la sua Chiesa, dove poco distante sorgeva la casa paterna. L'ambiente familiare di Chiara era pervaso da una grande spiritualità. La madre educò con ogni cura le sue figlie e fu tra quelle dame che ebbero la grande fortuna di raggiungere la Terra Santa al seguito dei crociati. L'esperienza della completa rinuncia e delle predicazioni di San Francesco, la fama delle doti che aveva Chiara per i suoi concittadini, fecero sì che queste due grandi personalità s'intendessero perfettamente sul modo di fuggire dal mondo comune e donarsi completamente alla vita contemplativa. La notte dopo la Domenica delle Palme (18 marzo 1212) accompagnata da Pacifica di Guelfuccio (prima suora dell'ordine), la giovane si recò di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati. Qui il Santo la vestì del saio francescano, le tagliò i capelli consacrandola alla penitenza e la condusse presso le suore benedettine di S. Paolo a Bastia Umbra, dove il padre inutilmente tentò di persuaderla a far ritorno a casa. Consigliata da Francesco si rifugiò allora nella Chiesina di San Damiano che divenne la Casa Marde di tutte le sue consorelle chiamate dapprima "Povere Dame recluse di San Damiano" e, dopo la morte della Santa,Clarisse. Qui visse per quarantadue anni, quasi sempre malata, iniziando alla vita religiosa molte sue amiche e parenti compresa la madre Ortolana e le sorelle Agnese e Beatrice. Nel 1215 Francesco la nominò badessa e formò una prima regola dell'Ordine che doveva espandersi per tutta Europa. La grande personalità di Chiara non passò inosservata agli alti prelati, tanto che il Cardinale Ugolino (legato pontificio) formulò la prima regola per i successivi monasteri e più tardi le venne concesso il privilegio della povertà con il quale Chiara rinunciava ad ogni tipo di possedimento. Nel 1243 durante un'incursione di milizie saracene nel Monastero di San Damiano, Chiara scacciò con un atto di coraggio la soldatesca. La fermezza di carattere, la dolcezza del suo animo, il modo di governare la sua comunità con la massima carità e avvedutezza, le procurarono la stima dei Papi che vollero persino recarsi a visitarla. La morte di San Francesco e le notizie che vari monasteri accettavano possessi e rendite amareggiarono e allarmarono la Santa che sempre più malata volle salvare fino all'ultimo la povertà per il suo convento componendo una Regola (simile a quella dei Frati Minori) approvata poi dal Cardinale Rainaldo (futuro papa Alessandro IV nel 1252 e alla vigilia della sua morte da Innocenzo IV, recatosi a S. Damiano per portarle la benedizione e consegnarle la bolla papale che confermava la sua regola; il giorno dopo (11 agosto 1253) Chiara muore. La messa funebre fu officiata dal Papa che volle cantare per lei non l'ufficio dei morti, ma quello festivo delle vergini. Il suo corpo venne sepolto a San Giorgio in attesa di innalzare la chiesa che porta il suo nome. Nonostante l'intenzione di Innocenzo IV fosse quella di canonizzarla subito dopo la morte, si giunse alla bolla di canonizzazione nell'autunno del 1255, dopo averne seguito tutte le formalità, per mezzo di Alessandro IV.

Martedì 08 Agosto 2006
8ª TAPPA 24 Km.
Assisi - Spello

Sveglia alle 5:45, lo zio Lorenzo anticipa tutti, si preparano gli zaini poi aspettiamo Angela che alle 6:40 viene in auto per portarci a San Damiano dove si recitano le lodi e poi si celebra la messa. Anche stamattina qui godiamo di un’atmosfera meravigliosa di raccoglimento e partecipazione. Dopo Angela ci dà un’ulteriore passaggio fino alla porta dei Cappuccini, quella più in alto di Assisi e ci evita la prima parte di salita per il paese ed in questo modo cominciamo a camminare direttamente dal sentiero che si inerpica ripido su per il Monte Subasio. I saluti ed i ringraziamenti per Angela sono d’obbligo: l’accoglienza e la sua ospitalità sono incomparabili. Superata l’ardua salita giungiamo all’Eremo delle Carceri, altro luogo mistico incastonato tra le rocce ed il bosco. Una nota curiosa: le porte di passaggio tra la cappella e la grotta di S. Francesco sono le più piccole e strette mai incontrate! Prima di andarcene ci facciamo timbrare le credenziali dal frate che ci saluta e ci augura Buon Cammino. Risaliamo quindi per la strada dietro l’eremo e poi per il sentiero che porta fino a Sasso Piano dove ammiriamo una veduta spettacolare sulla valle Spoletana. Si continua poi in falsopiano fino a Fonte Bregno dove incontriamo un gruppo di Scout, noi svoltiamo per il sentiero che scende fino a Spello. Oggi solo questi ultimi Km sono molto esposti al sole ma comunque si attraversano dei bellissimi uliveti con una bella veduta sul paesino sottostante. In breve arriviamo quindi a destinazione presso il Convento Piccolo S. Damiano. Appena arrivati la suora, di origini bergamasche, ci offre acqua e thè freddo per rinfrescarci, poi ci sistemiamo nella dependance sotto al convento (tutte le stanza sono piene). Dopo due ore arriva anche Sara che ha camminato col suo passo. Laviamo e stendiamo i panni ma poco dopo arriva il consueto temporale che rinfresca ulteriormente l’aria ma ci impedisce di visitare Spello. Spostiamo anche il filo coi panni stesi all’interno della Dependance. Facciamo la doccia nei bagli esterni, davvero carini in stile “Gabina Mare”. Alle 19:15 andiamo a cena, preparata dalle suore che come al solito è ottima e abbondante.
Spello
Spello sorge fra Assisi e Foligno, adagiata su uno sperone del Monte Subasio al di sopra di una fertile pianura irrigua.Fra le città della zona è quella che sicuramente annovera il maggior numero di testimonianze di epoca romana; la cinta muraria, poi fondamenta per quella medioevale, i resti del teatro, dell' anfiteatro, delle terme e le splendide Porta Consolare, Porta Urbica e Porta Venere di epoca augustea. Salendo verso l' alto si raggiunge la chiesa, costruita fra il XII e il XIII secolo, di Santa Maria Maggiore la quale benché mostri una bella facciata rifatta con materiali antichi nel 1644 contemporaneamente ad una modifica dell'impianto architettonico, ha al suo interno il pi grande tesoro. E' infatti qui la splendida Cappella Baglioni, sul lato sinistro della navata, dipinta dal Pinturicchio con le immagini dell' Annunciazione, della Natività e della Disputa al Tempio, oltre ad altri affreschi dello stesso autore nelle cappelle della crociera e del Perugino sui pilastri di accesso al presbiterio. Non lontano possiamo visitare la chiesa duecentesca di S. Andrea che ospita la tavola Madonna e Santi del Pinturicchio. Non bisogna dimenticare il palazzo comunale in Piazza della Repubblica con un bel portico ogivale e la chiesa di S. Lorenzo con resti dell' antico edificio del XII secolo. Dai ruderi della rocca trecentesca, situata sulla sommità del colle, si domina la valle del Topino e i colli tutt' intorno. Appena fuori dell' abitato sorgono la chiesa romanica di S. Claudio e la Chiesa Tonda eretta nel periodo rinascimentale a croce greca e con cupola ottagonale.

Mercoledì 09 Agosto 2006
9ª TAPPA 14 Km.
Spello - Trevi

Sveglia alle 6:30, lo zio anticipa ancora tutti, raccolta del bucato steso e preparazione degli zaini. Alle 7:15 messa nella piccola ma graziosa cappella del convento. Poi facciamo colazione e quindi salutiamo le suore che ci hanno accolto meravigliosamente. Partiamo e attraversiamo Spello che visitiamo, scoprendo essere un’antica città romana ed un borgo medievale stupendo. Bellissima la chiesa di S.M. Maggiore con gli affreschi del Pinturicchio. Proseguiamo poi seguendo la strada verso Foligno. Dopo 1 ora circa siamo in città che visitiamo velocemente. Davvero notevole il Duomo, soprattutto l’interno, soprannominato piccolo S. Pietro e infatti si nota la somiglianza con l’altare centrale della grande basilica romana. Uscendo dalla città passiamo per la chiesa di S. Francesco, continuiamo seguendo la statale fino a S. Eraclio e poi sino a Trevi. In quest’ultimo tratto non seguiamo le indicazioni della guida, che da oggi non è più coadiuvata dalle frecce e Tau gialli, perché ci sembrano un po’ dispersive eppure alla fine allunghiamo di qualche Km la strada percorsa. Mentre percorriamo la S.S. 3 Flaminia il nuvolose nero che ci segue e di solito scarica acqua dopo il lavaggio dei panni, oggi anticipa e ci costringe a trovare riparo a 3 Km da Trevi sotto una tettoia di un bar chiuso. Dopo una mezzora smette di piovere e ripartiamo verso il colle dove si trova abbarbicato Trevi. Arriviamo nella piazza centrale in alto e passiamo per l’ufficio informazioni che ci dirige verso il convento di S. Lucia dove alloggiamo che si trova poco distante più in basso. Ci sistemiamo e dopo aver sbrigato le solite incombenze andiamo a cena nella trattoria “Il Casereccio” in piazza alta che ci tratta benissimo: buon prezzo e grande quantità e qualità di cibo. Percorrendo le viuzze del borgo di Trevi mentre torniamo nelle nostre stanze ci fermiamo ad ammirare alcune opere d’arte di un pittore tedesco, ormai umbro d’adozione, che tra l’altro ha anche dipinto dei quadri su S. Francesco.
Foligno
Foligno è uno dei rari centri storici dell'Umbria edificato in pianura, sorto come è sulle rive del Topino là dove il fiume sbocca nella valle. La zona vide prosciugare grandi aree paludose con interventi successivi, prima in epoca romana, poi nel XV e XVI secolo fino a quelli definitivi nell' 800.
Il momento più significativo di una visita a Foligno è probabilmente rappresentato dalla visita a Piazza della Repubblica e all'attigua Piazza Duomo. La prima, nel suo attuale assetto, con sagoma allungata e l'innesto di quattro strade agli angoli, risponde ai canoni più generali con cui tra il XII e il XIII secolo venivano progettate molte piazze comunali umbre; su di essa si affacciano il Duomo, il Palazzo Comunale eretto fra il 1262 e il 1265, il Palazzo Pretorio, il Palazzo Orfini del 1515 e il Palazzo Trinci, che conserva tracce delle belle decorazioni e alcune sale pregevolmente affrescate.
I turisti più attenti non dovrebbero lasciare Foligno senza aver visitato la chiesa romanica di Santa Maria Infraportas ed a soli 6 km dal centro l'abbazia di Sassovivo. La prima è caratterizzata, oltre che dagli affreschi del 400 e del 500, dalla bella torre campanaria e da un portico del XI secolo, la seconda invece si ricorderà per il chiostro romanico duecentesco su 128 esili colonne e per l'atmosfera mistica che si respira negli ambienti benedettini.
Fra le più importanti manifestazioni organizzate nella città merita senza dubbio una nota particolare la Giostra della Quintana.
Trevi
Fra Foligno e Spoleto, Trevi sorge, come la maggior parte dei borghi medioevali della zona, su un colle in posizione dominante rispetto alla pianura dove scorre il Clitunno.
Uno dei momenti artistici più interessanti per chi visiterà questa cittadina è sicuramente la chiesa di San Emiliano del XII secolo, con tre absidi ornate da lesene e archetti su mensole. All' interno troviamo invece l'altare del Sacramento, opera di gusto raffinato attribuito a Rocco da Vicenza (1522). Oltre alla chiesa di San Francesco, gotica del 1200, che ospita affreschi del XIV e XV secolo, è bene visitare anche nel quattrocentesco palazzo comunale la Pinacoteca dove si possono ammirare una Madonna del Pinturicchio e un'Incoronazione di Maria dello Spagna. Poco fuori dal paese si raggiungono in breve la Madonna delle Lacrime (1487) con un bell' affresco del Perugino e la chiesa romanica di San Pietro a Bovara.

Giovedì 10 Agosto 2006
10ª TAPPA 18 Km.
Trevi - Spoleto

Sveglia alle 6:30 e partenza alle 7:00 lungo la stradina asfaltata che esce dal borgo e passiamo per la chiesa della Madonna delle Lacrime dove ci sono altri affreschi del Perugino, poi continuiamo per altre strade asfaltate tutte circondate da ulivi. Passiamo per la chiesa di S. Pietro in Bovara ma è chiusa, proseguiamo fino alla frazione di Pigge ed infine giungiamo al borgo del castello di Pissignano. Il borgo è davvero caratteristico, anche perché vi si abitano un gruppo di artisti che hanno affisso ognuno il proprio nome sulle rispettive case. Peccato invece per il castello che è chiuso per restauro ed è quindi impossibile da visitare. Qui incontriamo un altro pellegrino: Alberto, un ragazzo vicentino che ha ricominciato il cammino di S. Francesco dopo aver fatto la prima parte più di 1 mese fa. Ora scendiamo verso le fonti del Clitunno, davvero un luogo di bellezza naturale incantevole. Si continua per pochi Km lungo la statale Flaminia fino a deviare a destra, passando sotto la superstrada, lungo una strada secondaria giungendo poi al paesino di S. Giacomo. Qui nella chiesa di S. Giacomo ammiriamo gli affreschi che ritraggono il miracolo di Santo Domingo della Calzada avvenuto sul Cammino di Santiago. Pranziamo vicino alla chiesa ed al castello di S. Giacomo, poi ripartiamo macinando gli ultimi Km sotto il sole fino a Spoleto. In città impieghiamo un po’ di tempo a trovare la giusta strada per l’ostello Villa Redenta che si trova fuori dal centro, comunque quando arriviamo alle 15:00 scopriamo che apre alle 15:30. Ci sistemiamo nella nostra stanza, facciamo una veloce doccia, poi di corsa andiamo verso il centro di Spoleto, alla Pro Loco ci informiamo sugli orari degli autobus per schivare il primo tratto di statale Flaminia di domani. C’è la linea di bus che porta fino a Baiano ed il primo è alle 8:30, perfetto! Dopo ne approfitto per visitare almeno il centro di Spoleto: il Duomo e il Ponte delle Torri, entrambi opere bellissime anche se per aspetti e di epoche diverse. Ritorno all’ostello, lavo i panni e poi si va tutti assieme (Claudio, Alice, zio Lorenzo, zia Laura, Sara ed Alberto) a cena nel ristorante “I Pini”, famoso per le dosi delle porzioni servite unito al basso prezzo applicato. Per 15 Euro ci servono un pasto pantagruelico! Andiamo a letto sperando di digerire il tutto, domani ci aspetta la tappa sulla carta più lunga dell’intero percorso ma siamo ansiosi di conoscere Fra’ Bernardino. Alberto domani invece si dirigerà a Monteluco, mentre Sara per i soliti problemi ai piedi andrà in Treno fino a Terni, da lì raggiungerà Cesi e poi percorrerà l’ultimo tratto a piedi fino alla Romita.
Spoleto
Spoleto, pur mostrando anche nel tessuto urbanistico evidenti influssi di epoca romana, mantiene sostanzialmente intatto un aspetto antico - medioevale, dovuto al periodo in cui fu prima fiorente Ducato longobardo, e poi importante centro dello Stato pontificio.
Alle più antiche origini di Spoleto appartengono l'arco di Druso del 23 d.C. (presso la chiesa romanica di Sant'Ansano), il Teatro romano, la cui costruzione si fa risalire ai primi anni dell' Impero, oltre alla basilica paleocristiana del IV secolo di San Salvatore (a circa 1.2 km a nord). A poca distanza dalla duecentesca chiesa di S.Gregorio Maggiore, caratterizzata dalla suggestiva zona absidale e dal presbiterio rialzato, si trovano ancora un Ponte Romano detto anche Sanguinario a tre arcate in blocchi di travertino e l'anfiteatro del II sec. d.C. Monumenti di epoca più recente ma di altrettanto fascino sono le chiese di San Domenico e di San Ponziano entrambe erette intorno al XII secolo. Di grande interesse è sicuramente la chiesa di San Pietro per gli straordinari bassorilievi che ne ornano la facciata duecentesca.
Dallo spazio antistante San Pietro si gode un'ampia vista che abbraccia tutta Spoleto fino al possente Ponte delle Torri, (dieci arcate alto 80 metri e lungo ben 230), il quale collega la Rocca, realizzata a partire dal 1352 per ordine del Cardinale Egidio Albornotz e su progetto di Matteo Gattaponi, alle pendici del monte che domina la cittadina. Proprio Monteluco fu il monte sacro agli anacoreti che qui si stabilirono a partire dal VII sec. fondando il convento di San Francesco a circa 8 km dal centro abitato e la chiesa di San Giuliano. Sicuramente indimenticabili per chi ha la fortuna di visitare questi luoghi saranno l'intero complesso del Duomo eretto nel XII sec. e caratterizzato oltre che dalla ricchezza degli arredi interni dai mosaici bizzantineggianti della sua facciata, e la chiesa romanica di Sant'Eufemia.
Fra le più importanti manifestazioni che sono organizzate nella città merita senza dubbio una particolare menzione il Festival dei due Mondi.
Monteluco
Nella cornice naturalistica di Monteluco, si inserisce una vicenda sacrale-religiosa di antichissime origini. Il nome deriva da Lucus, “bosco sacro”, che richiama remote tradizioni testimoniate dalla Lex Spoletina, un prezioso documento lapideo redatto in latino arcaico (III a.C.) ritrovato in più repliche nel territorio circostante Spoleto e di cui una copia è stata collocata all’ingresso del Bosco Sacro nel secolo scorso. Il testo contiene prescrizioni per la conservazione dei boschi sacri.
L’attrazione mistica e spirituale che ispiravano tali luoghi è testimoniata, per i primi secoli del Cristianesimo, dall’impianto sul monte della colonia eremitica fondata da S. Isacco di Antiochia con un gruppo di monaci anacoreti (che praticavano cioè la disciplina religiosa in solitudine) profughi dall’Oriente nel sec. V d.C..
Il monte diviene così un monastero con i monaci eremiti in grotte sparse per la montagna, vigeva la clausura, l’accesso era vietato alle donne. Passato ai Benedettini il luogo conservò la sua vocazione monastica ma nel ’500, con l’abbandono da parte di questi, della chiesa di S. Giuliano (chiesa madre della colonia), la congregazione eremitica ebbe tendenze sempre meno disciplinate, fino a travisare l’antica memoria anacoretica.
Tuttavia nel ‘500 un ospite illustre, Michelangelo, testimonia della sua rigenerazione spirituale per aver frequentato quei luoghi. La vicenda religiosa del Monteluco precipita con l’occupazione francese e il luogo, cadute le prescrizioni per i laici, è aperto a tutti. Oggi è meta di scampagnate e gite, ritrovo di una spesso affollata frequentazione turistica, non sempre rispettosa dell’integrità, nè cosciente dei valori del luogo.
San Francesco dovette essere anch’egli attratto dalla spiritualità raccolta del monte, che frequentò, fondando il convento primitivo al limite del Bosco Sacro.
Il luogo fu donato dai Benedettini ai Francescani e subì diverse trasformazioni, ma rimangono ancora il pozzo la cui acqua, secondo la tradizione, fu fatta sgorgare dal Santo, la cappellina-oratorio, modestamente affrescata, e le piccole celle che ospitarono la prima comunità francescana. Visitandole, si può riprovare, confrontandosi con l’esiguità degli spazi modestissimi e spogli, l’originario spirito di povertà che ispirò il Santo ed i suoi compagni.

Venerdì 11 Agosto 2006
11ª TAPPA 28 Km.
Spoleto – Romita di Cesi

Sveglia alle 7:00, colazione alle 7:30 poi si va velocemente verso Piazza della Vittoria e prendiamo l’autobus fino a Baiano e tagliamo quasi 7 Km di inutile e trafficata strada statale. Percorriamo ancora 1 Km di statale poi svoltiamo al bivio sulla strada secondaria che sale e conduce fino a Fogliano. La strada sale piacevolmente ombreggiata rendendo la camminata poco faticosa. Qui il percorso è di nuovo segnato da Tau gialli dipinti da Fra’ Bernardino, il simbolo stilizzato è molto diverso dalla riproduzione fedele di Angela, eppure è molto efficace ed assolve allo scopo. Percorrendo la strada bianca troviamo molte more, dolcissime: ne facciamo una scorpacciata. Arriviamo al paese di Macerino alle 12:00 in punto e sostiamo per il pranzo. Dopo poco comincia il sentiero che conduce alla Romita. Prima della svolta a destra verso la sbarra che segna l’inizio del sentiero però un nuvolone di passaggio scarica un po’ di pioggia, ci ripariamo sotto il tetto di un capanno lì vicino. Nei pressi vivono due anziani che ci informano che la Romita dista ancora almeno due ore. Si sale ora su per la carrareccia sempre larga e quasi sempre con delle dolci pendenze ed ampie svolte fino ad arrivare alle case Cancelli (857 m s.l.m.), da qui si scende fino ad un bivio nei pressi del quale ci sono parecchie mucche. Ancora avanti per alcuni Km fino ad arrivare alla strada bianca che ci conduce infine dritti fino alla Romita. Quando arriviamo Fra’ Bernardino sta dormendo, ci accoglie una ragazza tedesca, che parla benissimo italiano, ci mostra come funziona l’utilizzo dell’acqua tra pozzo, bagni e docce. Dopo 1 ora circa ci dà il benvenuto anche Fra’ Bernardino che ci mostra la nostra stanza. Ci sistemiamo e riposiamo un po’. Alle 8:15 cena tutti assieme, saremo quasi 40 persone in totale. Poi col buio che incombe si va in chiesa per il momento di preghiera conclusivo della giornata, molto suggestivo perché ci sono solo i lumi delle candele accese ad illuminare. Al termine i 20 ragazzi della corale di Berlino cantano delle canzoni e devo ammettere essere di una bravura immensa. Ci dedicano una canzoni a noi pellegrini, poi una canzone la dedicano ad una loro compagna che oggi compie gli anni. Sono ormai le 10:00, è ora di andare a letto. Nota: oggi Fra’ Bernardino indossava il saio in onore di S. Chiara la cui festa oggi ricorre, a cui lui è molto legato essendo stato per 25 anni a S. Damiano.
Romita di Cesi
Tra la città umbro-romana di Carsulae e la cima di Torre Maggiore, a quasi 800 metri di altitudine, nei monti Martani c'è uno dei più affascinanti complessi francescani dell'Umbria. L'Eremita, che si raggiunge a piedi dall'area archeologica di Carsulae, o da Poggio Azzuano, venne donato ai francescani nel 1213. Fu San Francesco a ingrandirlo, facendo costruire alcune cellette e una chiesetta somigliante alla Porziuncola di Assisi. All'interno fece affrescare numerose figure religiose, sotto le quali scrisse alcuni versi che lodavano il Signore. Ad ampliarlo ulteriormente fu il beato Paoluccio Trinci. Nei pressi del Convento, la Grotta di San Francesco che ha un'ottima visuale su tutta la valle sottostante e fu utilizzata dal Santo come luogo di meditazione. Oggi, dopo più di 15 anni di restauri, organizzati dalla buona volontà di un frate francescano con l'aiuto di moltissimi volontari, l'Eremita è di nuovo un centro di spiritualità.

Sabato 12 Agosto 2006
12ª TAPPA 15 Km.
Romita di Cesi – Collescipoli

Sveglia alle 6:20 al canto di Fra’ Bernardino ed al suono di un piccolo strumento africano. Alle 7:00 si va in chiesa per il momento di preghiera che “apre” la giornata. Fra’ Bernardino fa alcune riflessioni sul Cantico delle Creature che S. Francesco compose proprio qui in forma iniziale e poi terminò a S. Damiano un anno prima di morire, dopodiché cantiamo tutti insieme alcune strofe del Cantico mentre Fra’ Bernardino contribuisce con la musica del suo l’armonio: è un momento davvero speciale! Alle 8:00 facciamo colazione mentre si compie l’esercizio del silenzio: non si pronuncia nessuna parola, sono concessi solo gesti ed occhiate, anche questa un’esperienza divertente. Prima di partire facciamo il timbro sulla credenziale. Sara si ferma alla Romita e la salutiamo, noi proseguiamo giù per il sentiero che conduce fino alla strada provinciale per Cesi. Al primo bivio che porta a Carsulae salutiamo anche l’altra Sara, una ragazza di Novate Milanese che abbiamo incontrato alla Romita ieri. Giunti sull’asfalto percorriamo tutte le strade fino a giungere ad una rotonda con vicino un parchetto ed annessa fontanella. Sostiamo qui per il pranzo poi si riparte verso la zona industriale di Terni, che costeggiamo. Quest’ultimo tratto è senza dubbio il più brutto dell’intero cammino: traffico, rumore e sporcizia. Infine l’ultimo Km in salita per giungere in cima alla collina dove si trova il paesino di Collescipoli. Ci rechiamo subito nella via principale in centro all’ostello dei Garibaldini dove alloggiamo. Collescipoli risulta essere un bel paese tranquillo. Andiamo a messa nella chiesa di S. Maria Maggiore poi facciamo la spesa per domani. Dopo andiamo a cena nella trattoria-pizzeria “La Collinetta” convenzionata con l’ostello che ci serve la cena a prezzo concordato (10 €) con porzioni incredibili. Rimpinzati torniamo al paese che dista 1 Km e poi dopo un gelato a nanna.
Terni
Terni, l'antica Interamna Nahartium ("terra tra due fiumi", cioè il Nera ed il Serra), fu la patria dell'imperatore Marco Claudio Tacito e dello scrittore Cornelio Tacito nonchè di altri importanti personaggi del passato.
Dopo la metà del XIX secolo, Terni fu partecipe di quella rivoluzione industriale che le valse l'appellativo di "Manchester italiana". Il suo assetto attuale, soprattutto a causa dei pesanti bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale, è prevalentemente moderno e dinamico. Nonostante questo, Terni conserva parte del suo centro antico ed alcuni notevoli monumenti.
Tra questi ricordiamo in particolare la chiesa di San Francesco, duecentesca, con la bellissima Cappella Paradisi con affreschi del '300; l'antica chiesetta di Sant'Alò, piccolo gioiello romanico; la chiesa di San Salvatore, sorta probabilmente su un preesistente Tempio del Sole di epoca romana; quella di San Pietro con la sua interessante struttura absidale ed il suo chiostro; ed infine il Duomo, eretto nel XVII secolo.
Degni di nota sono anche i resti dell'Anfiteatro romano, delle antiche mura e i quartieri medievali, con resti di antiche torri e bei palazzi. Tra questi è particolarmente interessante Palazzo Spada, attribuito al Sangallo.
Terni, tuttavia, è soprattutto interessante per la sua architettura moderna: all'architetto Ridolfi, uno dei maggiori del nostro secolo, si deve piazza Tacito con la sua caratteristica fontana, corso del Popolo e largo villa Glori. Al famoso artista Arnaldo Pomodoro si deve invece l'Obelisco "lancia di luce".
Qui inoltre si trova la Basilica di San Valentino che custodisce il corpo del Santo, vescovo della città martirizzato nel III secolo d.C., oggi eletto in tutto il mondo patrono degli innamorati.
A 6 km dal centro si trova la Cascata delle Marmore, che con un salto complessivo di 165 metri è la cascata più alta d'Europa.
Fra le più importanti manifestazioni che sono organizzate nella città merita senza dubbio un nota particolare la rievocazione di tradizioni popolari del Cantamaggio.

Domenica 13 Agosto 2005
13ª TAPPA 23 Km.
Collescipoli – Stroncone

Sveglia alle 6:00 e partenza alle 6:30 solo io e zia Laura, zio Lorenzo e Alice invece vanno a visitare la cascata delle Marmore in modo da far riposare le caviglie doloranti di Alice e occupando il tempo che noi impiegheremo per giungere a destinazione. Ripercorriamo quindi la strada di ieri sera fino alla trattoria, poi seguiamo la strada per Vascigliano e quindi per il Sacro Speco. Al bivio citato nella guida abbandoniamo la strada asfaltata e seguiamo la carrareccia ed in breve arriviamo al paese di Ville di Vasciano. Da qui il sentiero continua a salire verso l’alto con tratti molto ripidi, provocando delle sudate memorabili. Ad un certo punto il segnale CAI finisce e secondo la guida si va a sinistra (ma lì c’è solo un cimitero), noi proseguiamo allora diritti in salita per quasi 1h prima di rinunciare e capire che è la strada sbagliata. Ritorniamo all’incrocio e stavolta seguiamo la carrareccia a destra ed in 5 minuti siamo al Sacro Speco di Narni. Stanchi ma contenti visitiamo lo Speco e la cella di S. Francesco. Alle 11:00 seguiamo la messa e poi chiediamo al frate di farci il timbro sulla credenziale, ma non c’è più il timbro, in sostituzione Padre Domenico ci fa una firma autografa. Questa messa è stata per lui l’ultima qui perché si trasferisce alla Parrocchia di Umbertine. Lo ringraziamo poi sostiamo ancora un po’ per visitare l’interno del piccolo convento e poi pranziamo. Dopo ripartiamo in discesa ed in breve ritorniamo al guado vicino al bivio incontrato stamattina che porta verso Stroncone. Velocemente risaliamo raggiungendo il paese di Aguzzo. Qui i nuvoloni che da stamattina tuonavano in continuazione incombono sempre più minacciosi e alle prime gocce ci fermiamo all’interno di una casa in costruzione. Siamo davvero fortunati, si scatena un temporale con una pioggia torrenziale unita a grandine che dura almeno 30’. Finita la pioggia ricominciamo a camminare in discesa sul sentiero ora reso un po’ scivoloso per arrivare poi all’ultima dura salita di oggi, quella che ci conduce all’abitato di Coppe. Proseguiamo ancora ed arriviamo a Stroncone vicino al Santuario di S. Francesco proprio nello stesso momento in cui arrivano Alice e lo zio con l’autobus. Insieme ci rechiamo più in basso nella frazione Colmartino dove c’è l’ostello “La piccola Quercia” dove alloggiamo. La gentile proprietaria ci prepara anche la cena, buonissima ed abbondante, così da evitarci un’ulteriore risalita al paese di Stroncone.
Sacro Speco di Narni
Il convento dello Speco di Narni, è immerso nel lussureggiante e verde bosco a 600 metri di altezza. Tipico eremo francescano, luogo di pace e silenzio, di invito alla contemplazione e tranquillità, dove le antiche mura della piccola chiesina, ma anche la stessa natura, i sentieri fanno rivivere la parola del santo. Proprio a ridosso della montagna vi è una grotta che fu scelta da S.Francesco come dimora per se e per un gruppo di discepoli. Inoltre ancora si può ammirare il grande castagno che secondo la leggenda, nacque quando il Santo piantò per terra il suo bastone e che ancora si presenta vigoroso, quasi ad attestare la perenne lezione d'amore di san Francesco per la natura.
Stroncone
Posto a 450 metri di altezza, Stroncone gode di una posizione incantevole, tanto da essere considerato una eccellente stazione climatica dove trascorrere una tranquilla villeggiatura estiva.
Tra i monumenti della cittadina tra i più degni di nota è senz’altro da annoverare il Convento di San Francesco, fondato dal Santo nel 1213. Subito dopo la Porta del Paese, ha il suo ingresso la chiesa di S. Giovanni, decorata da un valente imitatore dello Zuccari. Segue la Chiesa di San Michele Arcangelo, con il bel quadro del Rosario dipinto dall'Agresti. La Chiesa di S. Nicolò conserva invece una bellissima Incoronazione della Vergine di Rinaldo da Calvi, uno dei maggiori allievi dello Spagna. Nella Residenza Municipale sono poi raccolti preziosi documenti dal XIII secolo in poi, varie lapidi romane, una notevole collezione di monete e medaglie, e nove coralli membranacei contenenti preziose miniature del '400.
Le località turistico montane delle Cimitelle e de I Prati, ad altitudine variabile tra gli 800 e i 1100 m. s.l.m., offrono la possibilità di godere, in ogni momento dell'anno, soggiorni piacevoli, e di raggiungere, attraverso suggestivi sentieri, le cime dei monti circostanti che dominano vasti panorami della Conca Ternana e della Pianura Reatina.

Lunedì 14 Agosto 2005
14ª TAPPA 13 Km.
Stroncone – Greccio

Dopo la colazione all’ostello, saliamo in Stroncone e visitiamo il Santuario di S. Francesco. In paese troviamo un negozio aperto, facciamo la spesa per oggi, poi ripartiamo in salita verso la località “I Prati”. Il sentiero da qui è davvero incantevole, totalmente immerso nella natura, tra i boschi di montagna. Arriviamo alla piana dei prati, per nulla accaldati, mangiamo, poi proseguiamo ancora lungo un altro tratto di pianoro: i piano di Ruschio. Infine svalichiamo nella Valle di Rieti e percorriamo l’ultimo tratto in discesa lungo un sentiero lastricato che abbandoniamo solo nell’ultima parte per seguire il sentierino che ci conduce fin sopra il santuario di Greccio. Visitiamo quindi il Santuario: la chiesa, la mostra di presepi, il convento e l’antica grotta trasformata in cappella dove S. Francesco realizzò il primo presepe al mondo. La suora ci dà una casetta ai piedi del santuario dove troviamo solo i materassi, ma col bagno. Ci sistemiamo e laviamo i panni, poi andiamo fino al paese di Greccio che dista 1,5 Km. Qui ceniamo al ristorante del passeggero dove la signora Maria ci serve una cena squisita e sostanziosa. Torniamo poi al santuario col buio rinunciando ad assistere ad una rappresentazione teatrale allestita nella piazza del paese, non potendo fare tardi.
Greccio
Il Santuario di Greccio dista 17 Km da Rieti, appare agli ochhi del pellegrino imponente come se fuoriuscisse dalla montagna; è stato costruito in momenti diversi su arditi pilastri di roccia. S. Francesco giunse a Greccio una prima volta nel 1209, rimanendo affascinato dal luogo e dalla devozione degli abitanti. Nel 1223 dopo aver chiesto il permesso a papa Onorio III, volle rappresentare, per la prima volta, la "Natività di Gesù Bambino", aiutato dal Velita, feudatario del posto. Fulcro del santuario à la "Cappella del Presepe", costruita dopo la morte del Santo e dedicata a S. Lucia. Fu edificata sul luogo della rievocazione ed è mirabile l'affresco di scuola grottesca del '400 che rappresenta la natività di Betlemme e quella di Greccio. Proseguendo sono visibili il refettorio, il dormitorio con la piccola cella dove il Santo riposava, seduto e non disteso, sulla nuda roccia. Attraverso una stretta scala si arriva al "dormitorio ligneo di S. Bonaventura" (1260-70), alla piccola chiesa dedicata al Santo che conserva ancora intatti i severi stalli; il leggio ed il supporto girevole per sostenere il libro corale e la lanterna. La copertura della chiesa è a botte caratterizzata da stelle e dall'immagine dell'Agnello Pasquale; sulle pareti un affresco trecentesco del Santo con l'angelo che annuziava la remissione dei peccati; un tondo della "Vergine con il Bambino", opera di Biagio d'Antonio, discepolo del Ghirlandaio ed una "Deposizione tra i santi" del XIV sec. posta al di sopra dell'altare. Di lato, l'"oratorio" di S. Francesco conserva il "ritratto del Santo". Usciti sul piazzale, oltre a godere del magnifico panorama, si può entrare nella "nuova chiesa", costruita nel 1959, la quale custodisce una mostra permanente di presepi.

Martedì 15 Agosto 2005
15ª TAPPA 26 Km.
Greccio – Rieti

Sveglia alle 6:00 e partenza alle 6:40, velocemente siamo di nuovo nella piazza principale di Greccio, purtroppo il ristorante di ieri sera è ancora chiuso, niente bar per la colazione. Riempiano le borracce alla fontana e ci avviamo verso Contigliano dove troviamo un bar aperto. Facciamo colazione e poi saliamo verso il paese vecchio. Dopo saliamo verso il paesino di S. Elia, in seguito scendiamo verso il santuario di Fonte Colombo. Visitiamo il santuario, la cappella della Maddalena ed il Sacro Speco. Godiamo qui dell’atmosfera tranquilla soprattutto quando alle 12:30 se ne vanno tutti a mangiare. Pranziamo col poco rimasto di ieri poi scendiamo verso Rieti lungo un bel sentiero. Arrivati ai confini della città camminiamo lungo l’argine del fiume Velino, in cui scorrono acque limpidissime. Giunti al Foro Boario ci dirigiamo verso via Fonte Cotorella dove svetta un po’ più in alto l’oasi francescana di S. Antonio al Monte, antico convento tenuto dai ragazzi della Comunità Mondo X. E’ un luogo mantenuto in maniera impeccabile, ma alla sera è anche meglio: ci servono una cena coi fiocchi. Il trattamento è davvero di prim’ordine, le stanze in cui siamo ospitati sono camere singole con bagno.
Fonte Colombo
Nella parte più nascosta di un bosco di lecci secolari, sulla costa del verdissimo Monte Rainiero, si adagia il Santuario di Fontecolombo. È il Sinai francescano, è il monte scelto da San Francesco per stilare la Regola definitiva del suo Ordine. Qui tutto è sacro: gli edifici, la fonte d'acqua purissima e il bosco stesso, perché racchiude il Sacro Speco, la grotta in cui fu scritta la Regola.
In questo luogo San Francesco fu operato agli occhi: gli vennero incise con un ferro rovente tutte le vene dall'orecchio al sopracciglio. Come raccontano le fonti, miracolosamente fratello fuoco risparmiò San Francesco dal dolore.
Rieti
Situata al centro della Valle Reatina, una vasta zona pianeggiante, posta a circa 400 metri sul livello del mare, anticamente in gran parte occupata da un ampio bacino che costituiva il lago Velino, di cui i laghi di Ripasottile e di Cantalice sono ormai gli ultimi residui, la Città di Rieti, fu conquistata nel 290 a.C. da Marco Curio Dentato. Le acque del fiume Velino, ricche di sostanze minerali, avevano nel corso dei secoli incrostato le rocce, creando una barriera travertinosa che impediva il deflusso delle stesse a valle. Il Console Romano fece eseguire il taglio delle Marmore, consentendo così al fiume di precipitare nel Nera e liberare la pianura di Rieti dalle acque del lacus Velinus. Questa importante opera di idraulica, citata spesso nelle fonti antiche, è considerata uno degli interventi paesaggistici più interessanti e spettacolari della storia, che da una parte mise Reate in urto con Terni per i contrastanti interessi, connessi alla regolamentazione delle acque del fiume Velino, dall'altra trasformò la città in un importante centro agricolo. Dopo la conquista, Rieti fu sempre molto legata a Roma: vestigia romane si trovano all'ingresso della città, nei resti del solido ponte in pietra dove sono visibili i profondi solchi lasciati dalle ruote dei carri, utilizzati per il trasporto del sale. Questo manufatto, superando il fiume Velino, permetteva alla via Salaria, l'antica via del sale, di raggiungere la città, evitando allagamenti ed impaludamenti, assumendo così un ruolo di d'estrema importanza per la Reate romana che necessitava di un diretto collegamento con l'Urbe.
La struttura inglobata nei sotterranei di alcune dimore nobili reatine è formata da grandiosi fornici romani, costruiti con enormi blocchi squadrati di calcare cavernoso, a sostegno del piano stradale. La consolare Salaria, l'odierna via Roma, dopo aver attraversato il forum, situato dove oggi si estende piazza Vittorio Emanuele, piegava a destra sulla via Garibaldi, formando gli antichi cardo e decumanus che rappresentano ancor oggi i due assi principali su cui imperniare una visita ai luoghi di maggiore interesse. La cinta muraria medievale fu eretta nella metà del Duecento, incantevoli chiese e nobili palazzi fecero da cornice ad importanti avvenimenti: Costanza da Altavilla, salì in città nel 1185 a sposare per procura Enrico IV, figlio del Barbarossa, mosso dal disegno di unificare il Mezzogiorno all'impero di marca sveva; Carlo Il d'Angiò, nel 1289 in cattedrale venne incoronato Re di Puglia, Sicilia e di Gerusalemme da Papa Nicolò I; Gregorio IX, nel 1234 celebrò la canonizzazione di San Domenico.

Mercoledì 16 Agosto 2005
16ª TAPPA 18 Km.
Rieti – Poggio Bustone

Sveglia alle 6:30 poi colazione alle 7:30, facciamo il timbro sulla credenziale, salutiamo i ragazzi ed il loro responsabile poi partiamo. Camminiamo per le vie di Rieti e ci dirigiamo verso il Santuario della Foresta. Anche questo luogo è tenuto dai ragazzi di Mondo X in modo esemplare, l’orto è qualcosa di spettacolare per bellezza e perfezione. Un ragazzo ci fa da cicerone e ci guida alla visita del convento ed allo Speco. Ripartiamo seguendo il sentiero e dopo poco siamo al paese di Cantalice, che è disposto quasi in verticale lungo la collina. Qui facciamo la spesa, al negozio come già altre volte incontriamo un signore che ha origini o conosce il territorio bresciano, e felice ci racconta le origini del suo paese. Dopo aver mangiato il pranzo nella piazza del paese antistante la chiesa di S. Felice da Cantalice, scendiamo le scale e percorriamo i vicoli fino a giungere alla parte bassa del paese. Poi seguiamo il sentiero che rimane a mezzacosta ed infine risale. Sono le 14:00 ed oggi c’è un sole splendente con un caldo cocente a cui non eravamo più abituati rispetto gli ultimi giorni di cammino. Dopo varie soste all’ombra giungiamo al Santuario di Poggio Bustone. Siamo arrivati alla nostra ultima meta, il pellegrinaggio sta volgendo al termine ed incominciamo a provare quello strano sentimento di gioia misto a tristezza che si ha sull’ultima tappa di un lungo viaggio. Concludiamo davvero in bellezza, il frate francescano che ci fa da guida nella visita del santuario, ci racconta altre vicessitudini della vita di S. Francesco, tra cui quella avvenuta al seguito della crociata: l’episodio del sultano, che ebbe il risultato, di ottenere in custodia tutti i luoghi sacri in Terra Santa all’ordine dei frati minori. Infine termina con alcune riflessioni spirituali assolutamente attuali. Facciamo l’ultimo timbro sulla credenziale, poi andiamo ad alloggiare alla locanda francescana in centro al paese. Alla sera ceniamo sempre al ristorante della locanda, qui c’è anche un piccolo spaccio di prodotti tipici e compro qualcosa da portare a casa, in modo da gustare ancora per qualche giorno alcuni dei sapori assaporati duranti il nostro tragitto.
La Foresta
A soli 5 Km da Rieti si può visitare il santuario de La Foresta, dove nel 1225 S. Francesco si recò, sotto la richiesta del cardinale Ugolino, poichè si erano aggravate le sue condizioni di salute ed era necessario un intervento agli occhi. Il Santo decise di fermarsi nella piccola Chiesa di S. Fabiano per riposare e per celarsi ai fedeli. Il luogo è legato a due avvenimenti: il "miracolo dell'uva" (ricordato in un'edicola di fronte al portico della chiesa) e la composizione del "Cantico delle Creature". Un viale, scandito da edicole con maioliche di scuola napoletana, ci conduce al santuario. La piccola Chiesa di S. Fabiano con affreschi del XV sec. è stata inglobata nella Chiesa di S. Maria, costruita successivamente. Si può visitare la domus dove dimorò Francesco con i suoi compagni, il luogo del miracolo, il chiostro quattrocentesco e la cavità nella roccia dove S. Francesco diede vita al Cantico delle Creature.
Poggio Bustone
A 18 km da Rieti si trova il Santuario di Poggio Bustone; fu il primo luogo che Francesco visitò nel 1208, quando decise di allontanarsi dalla sua città natale. Giunto a Poggio Bustone salutò il popolo con queste parole: "Buon giorno buona gente". Arrivati sul piazzale, un viottolo ci conduce ad una "cappella" costruita in parte nel '300 ed in parte nel '600; qui apparve a S. Francesco l'angelo sottoforma di fanciullo che gli annunziava la "remissione dei peccati" e l'"espansione dell'Ordine". Sula piazzale a ridosso della montagna, si scorge il "Tempietto della Pace" dove è collocata una statua del Santo sorridente. Anche la chiesa si trova sul suddetto piazzale, è dedicata a S. Giacomo, a navata unica con copertura lignea; all'interno una tavoletta del XIV-XV sec. raffigura "La Madonna col bambino e S. Giuseppe"; durante i lavori del 1948, che hanno riportato la chiesa al suo aspetto originale, è venuto alla luce un affresco seicentesco. Nel chiostro si notano la splendida "Verigine col Bambino" di scuola umbro-toscana del '400 e le pitture del XVII sec. che ricordano episodi della vita di S. Francesco. Attraverso una stretta scala si giunge all'eremo, che conserva ancora l'aspetto originale.

Giovedì 17 Agosto 2006
TAPPA di Rientro
Poggio Bustone – Milano

Sveglia alle 6:00 e alle 7:00 siamo in piazza per prendere l’autobus per Rieti che passa puntale. Alle 8:00 siamo nella piazza davanti la stazione FS di Rieti dove c’è già il pullman per Roma pieno. Il viaggio verso Roma risulta incredibile: l’autobus si riempie fino ad occupare tutti i posti in piedi come se fossimo sulla metropolitana di Milano all’ora di punta! Comunque arriviamo a Roma Tiburtina prima delle 10:00 quindi facciamo 4 fermate di metro fino alla stazione FS Termini. Qui purtroppo scopriamo che i prossimi treni per Milano sono tutti pieni (quelli delle 10:30, 11:30 e 13:30), il primo libero è quello delle 14:30. Aspettiamo quindi un po’ di tempo nell’area antistante le terme di Diocleziano e un altro po’ nella sale d’attesa della stazione. Infine giunge il nostro treno al binario e si parte, dopo 4h e 30’ siamo in Stazione Centrale a Milano dove mio fratello Sergio ci viene a prendere in auto e ci porta a casa.

***

San Francesco

Francesco nasce ad Assisi nell'inverno del 1182 da Pietro di Bernardone e Madonna Pica, una delle famiglie più agiate della città.
Il padre commerciava in spezie e stoffe. La nascita di Francesco lo coglie lontano da Assisi, mentre era in Provenza, occupato nella sua professione. La madre scelse il nome di Giovanni, nome che fu subito cambiato in Francesco quando tornò il padre. La fanciullezza trascorse serenamente in famiglia e Francesco potè ricevere un’educazione adeguata ad introdurlo nella professione paterna. A questa formazione si deve la sua conoscenza del latino, seppur rudimentale.
I suoi biografi raccontano la sua giovinezza spensierata ed allegra, le feste da lui organizzate e la baldoria per le vie di Assisi.
All'età di vent'anni, come molti giovani della sua età, Francesco partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, durante la quale fu fatto prigioniero. La prigionia e gli stenti plasmarono l'animo del giovane e più il corpo si indeboliva, più cominciava a subentrare in lui il senso della carità e del bene verso gli altri.
Tornò a casa gravemente malato e solo le amorevoli cure della madre ed il tempo lo ristabilirono, ma la vita spensierata condotta fino a quel momento iniziò a sembrargli vuota. Inizia così una della prime sue crisi, che, seppur lentamente, lo porteranno ad un profondo cambiamento.
Nel frattempo, però, Francesco continua a coltivare sogni di gloria. Quando gli si presentò l’occasione decise di seguire un condottiero nel sud Italia, con la speranza di essere creato cavaliere, ma giunto a Spoleto, ebbe un'apparizione del Signore, che gli ordinava di tornare sui suoi passi. Tornato ad Assisi, Francesco cerca in tutti i modi di comprendere le parole del sogno e la volontà di colui che in esso gli aveva parlato. Si tratta di un periodo di intensa ricerca e preghiera, in cui iniziano dei primi timidi tentativi di mettere in pratica ciò che si sta muovendo nel suo cuore, come accadde durante una breve permanenza a Roma, quando si spogliò dei suoi abiti e dei denari, facendo temporaneamente a cambio con un mendicante.
In questo periodo inizia ad affacciarsi al cuore di Francesco un’intuizione: per conoscere la propria felicità dovrà capovolgere completamente la sua scala di valori. Un giorno, cavalcando nella piana di Assisi, Francesco si trovò di fronte ad un lebbroso. Dopo un attimo di esitazione non fuggì, come aveva sempre fatto, ma gli si avvicinò e lo baciò. E da quel momento sentì che ciò che fino a quel momento gli sembrava amaro si trasformava in dolcezza. Nell’anima e nel corpo.
Dopo questo incontro Francesco si sentì profondamente cambiato e scelse il silenzio e la meditazione tra le campagne e le colline di Assisi, facendo spesso tappa nella Chiesetta di San Damiano nei pressi della città. Fu in quel luogo che il crocifisso gli parlò: "Va, ripara la mia casa che cade in rovina". Francesco vendette allora le stoffe della bottega paterna e portò i denari al sacerdote di San Damiano, ma l'ira di Pietro di Bernardone costrinse Francesco a nascondersi. La diatriba col padre fu risolta solo con l'intervento del Vescovo di Assisi, davanti al quale Francesco rinuncia a tutti i beni paterni.
Cominciò un periodo di vita eremitica e di spostamenti, durante il quale Francesco cerca di comprendere meglio il progetto evangelico che si sente chiamato a vivere, cosa che accadrà nella chiesina di Santa Maria degli Angeli, anche detta Porziuncola. Fu qui che ascoltando il Vangelo circa il modo povero ed umile con cui gli apostoli devono andare nel mondo Francesco sente di essere finalmente di fronte alla volontà di Dio, ed esclama pieno di gioia: questo voglio, questo desidero, questo bramo di fare con tutto il cuore!
Da quel momento Francesco si confeziona un nuovo abito, fatto a forma di croce e in luogo della cintola di cuoio sceglie una rude corda.
Le stile di vita di Francesco non passò inosservato e dopo qualche tempo, si affiancarono i primi fratelli: Bernardo da Quintavalle, Pietro Cattani, poco dopo Egidio e Filippo Longo.
Le prime esperienze con i compagni si ebbero nella piana di Assisi, nel Tugurio di Rivotorto e alla Porziuncola. Tutti i compagni vestivano come Francesco di un saio e di stracci, e come lui frequentavano regolarmente il lebbrosario, a dimostrazione della scelta di minorità: ultimi tra gli ultimi.
La data ufficiale della nascita dell'Ordine dei Frati Minori è il 1210 quando Francesco ed i compagni vengono ricevuti dal papa Innocenzo III che verbalmente approva la loro forma di vita, che in seguitò confluirà nella Regola.
Dopo l’approvazione della Regola iniziano i contatti con Chiara d'Assisi, la quale desidera seguire le orme di Cristo secondo la forma di vita di Francesco. Nasce così l'Ordine delle Povere Dame di San Damiano, chiamate Clarisse dopo la morte di Chiara.
La sua predicazione assume un raggio sempre più ampio, fino a tentare un viaggio in Marocco, ma una malattia lo ferma in Spagna.
Nel 1216 ottiene da Onorio III l'indulgenza della Porziuncola, Il Perdono di Assisi, la più importante della cristianità dopo quella di Terra Santa.
Nel 1219 Francesco parte per Acri e Damietta al seguito della crociata e giunge in Egitto alla corte del sultano Melek el-Kamel, per poi raggiungere la Palestina. Nel frattempo l'Ordine ha i suoi primi martiri, uccisi in Marocco.
Nel 1220 Francesco torna ad Assisi dove i suoi ideali di povertà, di carità, di semplicità hanno fatto presa su molti, inizia così un nuovo ciclo di predicazioni in tutta Italia. A Fontecolombo, nei pressi di Rieti, nel 1223, redige una nuova Regola, approvata poi da Onorio III.
Nel 1224 sul Monte della Verna (ricevuto in dono nel 1213 dal Conte Orlando di Chiusi) riceve le stimmate, il segno di Cristo e della santità. Francesco è stanco ed ammalato, il peregrinare per le predicazioni l'ha provato fuori misura. Viene così curato a San Damiano, ospite di Chiara e delle Sorelle. Qui compone il Cantico delle Creature opera di alta religiosità e lirismo, che contiene tutti gli ideali dell'umiltà e della grandezza francescana. Sentendo prossima la fine terrena, Francesco si fa portare alla Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli, dove muore al tramonto della giornata del 3 ottobre 1226.
Il 16 luglio di due anni dopo veniva dichiarato Santo dal papa Gregorio IX.

Il Cantico Delle Creature di San Francesco d'Assisi

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.