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Con le ali ai piedi
Il cammino di Santiago

Il logo di identificazione due cammini:
- Di qui passò Francesco
- Con le ali ai piedi


Diocesi di Gubbio
accoglie con gioia i pellegrini che passano sul suo territorio e mette
a disposizione accoglienze e informazioni

366.1118386

di qui passò Francesco

Cos'è questo cammino - le domande più frequenti e le risposte
Domande ricorrenti

Joseph Roth - Fuga senza fine

“Io so soltanto che non è stata, come si dice,
l'inquietudine a spingermi, ma al contrario
– un’assoluta quiete. Non ho nulla da
perdere. Non sono né coraggioso né curioso
di avventure. Un vento mi spinge, e non temo
di andare a fondo.”

1. Cosa è un cammino?
Tante volte mi sono sentita fare questa domanda e molte volte ho risposto: “Mettiti lo zaino in spalla, incamminati e lo saprai.”
Pur continuando a credere che questa sia la sola risposta possibile, perché è solo ciò che si sperimenta direttamente che diviene risposta viva alle nostre domande, in due parole, vorrei cercare di dire cosa è per me un cammino, senza nessuna pretesa di una presunta oggettività.
Per me è mettersi l’anima in spalle, abbandonare le certezze e le abitudini, ridurre al minimo il bagaglio, le esigenze sia pratiche che interiori, e partire per l’ignoto; dove l’ignoto non è il sentiero o dove dormirò, a quello cerca di pensarci, in questo caso la guida, le carte, il rapporto con i luoghi e la gente che ci accoglierà che sono stati intessuti per noi da chi ha tracciato questo percorso ideale, ma quello che veramente sono al di sotto e al di là  della corteccia che mi sono fabbricato, che la vita in tutti i suoi aspetti mi ha costruito addosso.

2. Ma allora che differenza c’è fra un cammino e un trekking?
Dal lato pratico nessuna. Tutti i giorni mi alzo, faccio lo zaino, mi incammino, vivo la bellezza dei luoghi che attraverso, del rapporto con chi incontro o con i compagni di viaggio, arrivo, mi riposo e, il giorno dopo ricomincio da capo. E’ l’attitudine che cambia, è forse “la chiamata” a farlo che è diversa, e ciò che è, a volte, informe e in embrione nel desiderio di fare un trekking, in un cammino diviene più chiaro. E allora si parte per Santiago, per Roma, per… e quello che deve accadere in noi accade ed è per tutti differente, è per tutti unico. Mi si stringe il cuore quando mi sento dire da chi non ha mai fatto questa esperienza: “E’ una cosa di moda, la gente lo fa per ragioni sportive, per farsi una vacanza con pochi soldi.” Sento in queste parole la presunzione di sapere cosa accade nel cuore degli altri quando, tante volte, non si sa nemmeno cosa accade nel proprio. Mi ribello perché anch’io non sapevo cosa andavo a fare sui sentieri della Spagna ma sono comunque partita, come tutti, a cuore aperto, affidandomi.

3. Che differenza c’è fra i cammini storici e questo di Francesco?
L’obbiezione che mi viene spesso fatta è:
“Non si arriva da nessuna parte, un cammino arriva, di solito, alla tomba di un santo, il cammino di Francesco dovrebbe finire ad Assisi.”
Sì c’è una differenza in questo cammino, questo percorso ha la pretesa di aiutare il pellegrino a camminare con il “ Santo della strada” e, ripercorrendo i suoi passi, attraversando i luoghi più significativi del suo percorso umano e spirituale, scoprire per se stessi cosa quella vita di 800 anni fa abbia ancora da dire a noi uomini d’oggi. Arrivare ad Assisi è magico, sedersi nel buio intimo della cripta della basilica è entrare nel cuore pulsante del percorso ma non è la meta. Carichi del dolce peso di quei momenti si va oltre, direi che si scopre poi, sul cammino o nel tempo tornati alla vita consueta,  quale sia stato il suo cammino che rende ancora così vive quelle ossa consunte dal tempo. Non si arriva, si prosegue il proprio cammino sui sentieri e nella vita assieme ad un “compagno di viaggio” che passo dopo passo si è imparato a conoscere meglio perché ci si è messi come lui sulla strada; forse solo per poco, forse non così radicalmente come fece lui però, comunque, in qualche attimo si è intravisto cosa lui andava cercando, si è stati “pellegrini e forestieri” con tutto ciò che questo comporta di bello e di arduo.

4. Praticamente quali sono le difficoltà?
Il cammino si svolge prevalentemente su sentiero, chi ha fatto quello di Santiago lo troverà più pesante per i lunghi tratti di montagna che però non presentano né difficoltà di sentiero né pericoli.
Alcune tappe sono lunghe perché non vi sono, per ora, possibili luoghi di sosta intermedi.
Ma la solitudine delle colline toscane e  umbre è uno dei pregi che tanti, che hanno già fatto il percorso, hanno sottolineato. Bisogna essere allenati, sapere per esperienza cosa voglia dire portare per 16 giorni uno zaino in spalle ed essere armati di pazienza e “gioioso spirito d’avventura”  quando la mancanza, per ora, di una freccia ogni due metri come verso Santiago, ti obbliga a tenere la guida in mano per essere sicuri di essere sul giusto sentiero.

5. Troverò da dormire e dove mangiare?
I luoghi di sosta indicati nella guida sono quelli che sono stati trovati fino ad ora e permettono di percorrere tutte le tappe sicuri che si avrà un tetto sopra la testa alla fine della giornata. Dalla prima edizione molti se ne sono aggiunti e la sempre maggior percorrenza del cammino ne sta ogni giorno creando di nuovi. La sola difficoltà per ora è quella di dover chiamare gli ostelli, i conventi o quant’altro prima dell’arrivo, ancor meglio con un giorno d’anticipo.

6. Quanto mi costerà?
Non siamo in Spagna, la vita in Italia è più cara e non è ancora nata una rete di “ostelli per pellegrini” come là. Ma giorno per giorno si stanno aggiungendo luoghi dove si può trovare un’accoglienza per pochi euro, facendo un’offerta secondo le proprie possibilità e, a volte, nelle case di persone ospitali che aprono le porte alla garbata presenza di questi ospiti “con gli occhi pieni di vento”.

buon cammino buona gente! Sempre

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