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di qui passò Francesco

SVOLTA METABOLICA NELLE LUNGHE PERCORRENZE

Considerazioni del dott. Enrico Storelli, pellegrino e grande camminatore.
I benefici del camminare nelle lunghe percorrenze.


Intervento rivolto ad una assemblea di medici presenti ad un convegno.

Questo intervento non vuole essere, volontariamente, un intervento a carattere scientifico, ma vuole essere un intervento di testimonianza personale nel rispetto di quel concetto di "svolta" di cambiamento, presente nel titolo, a fare qualcosa che prima non si pensava neppure lontanamente di poter fare in quanto così lontano sembrava essere dalla nostra persona.
Non vuole essere quindi una fredda elencazione tecnica di numeri e tabelle, anche perché in sala, sono sicuro, ci sono colleghi che più di me conoscono in termini fisiologici quanto avviene, quanto si consuma in Kcalorie durante l’esercizio della corsa o del camminare secondo i più recenti concetti di quella pratica sportiva che è il Fitwalking, che sempre più va affermandosi come forma di prevenzione delle malattie croniche e metaboliche.
Non voglio quindi farvi appassionare al discorso se nel camminare al passo di 4 Km/h il 40% delle calorie provengono dai grassi e che nel correre a 6 Km/h solo il 20% di queste provengono dagli stessi grassi. Se a passo moderato consumo circa 210Kcal/h a passo sostenuto 1200mt/10’ circa 210 e se trovo delle salite circa 300.
(quest’anno avrei potuto sperimentare personalmente quanto il cammino potesse incidere sul peso attraverso un calcolo preciso tra le ore percorse e l’introito dai pasti).
Non voglio stressare il concetto che l’intensità dello sforzo è inversamente proporzionale al consumo dei grassi e/o 10.000 passi al giorno sono sufficienti per non “ determinare un aumento dell’appetito, per il non consumo dei carboidrati a livello muscolare “.
Non voglio tornare a ribadire l’importanza evidenziata già nel 1995 da due istituti americani il Center for disease Control e l’American College of Sport Medicine sullo stato di salute generale che possono determinare 150’ a settimana di attività fisica ad intensità moderata come è appunto il camminare.
Tali raccomandazioni , rimaste sostanzialmente invariate nell’ultimo decennio, sono state conformate da studi epidemiologici per lo più di natura osservazionale (caso controllo coorte ) L’Harvard Alumni Health Study (Polferbarger et al 1978) e il Women’s Health study (Lee et al 2001) i quali hanno confrontato i benefici del camminare nella prevenzione di gran parte delle patologie croniche in generale cardio-vascolare e del Diabete in particolare.
A questi è da aggiungere il beneficio, in termini economici di salute pubblica che comporta il camminare, meno utilizzo di mezzi di trasporto, meno inquinamento, meno malattie respiratorie, meno consumo sanitario e quindi meno spesa per la collettività.
E dove mettiamo l’evidenza che il camminare in ambiente naturale contribuisce al benessere psicologico del soggetto ancor più se fatto in gruppo per effetto dell’integrazione sociale?
Ho quindi disegnato un cerchio ed il cerchio converge su di un bivio e di fronte ad un bivio si impone la domanda a Dx o a Sx? voglio essere un uomo vecchio o voglio essere qualcosa di "Nuovo" voglio che il mio Metabolismo continui ad essere quel semplice, importante, materiale, meccanismo che vede le due fasi Anabolica e Catabolica affogate nella ruvida realtà di un processo biochimico o posso farne motivo di riflessione intellettuale per determinare un nuovo processo anche di crescita spirituale, non avendo paura di affrontare parole di più alto significato.
Ecco allora affacciarsi di nuovo il concetto di "Svolta". Nel dizionario della lingua italiana il termine "svolta" significa " importante cambiamento".
A volte penso che sia importante rivedere il significato delle parole in quanto la quotidianità delle nostre azioni fa perdere senso e significato alle parole, inaridendole nell’aspetto più comune ed usuale, per noi, delle stesse. Si tendono a perdere quelle sfumature concettuali che rendono viva la lingua e che fanno, specialmente della nostra, un tessuto vivo di relazioni personali.
Quindi se di “ importante cambiamento “ dobbiamo parlare, dobbiamo cercare di intendere perché questo si determina. Dobbiamo cioè capire perché in crescita esponenziale migliaia di persone ancor oggi partono per porsi, a piedi per lo più, su queste strade definiti CAMMINI.
Perché si rifugge dal comodo concetto “ della strada asfaltata “ da quel lungo e più sicuro nastro nero che comodamente ti porta alla meta.
Può essere solamente il fatto che è più trafficato, auto, camion, autobus che lo rendono più insidioso? Oppure è la nascosta esigenza di allontanarsi proprio da quelle comodità, di ritrovare il contatto con la terra, il godere della polvere in una sorta di catarsi storica che ti fa rimbalzare tra secoli passati e il futuro di una vita nuova.
Ci domandiamo perché diventare pellegrini , cos’è quel desiderio incontenibile di “ mollare tutto “ e mettersi in cammino da soli o in compagnia.
Io ho fatto la mia esperienza in entrambe le situazioni e la sostanza non cambia; vuoi essere solo; la tua mente cerca la solitudine, cerca una meta che è di fronte a te, cerca di dare risposta ad interrogativi che sono dentro di te e che nessuna compagnia più o meno affollata che sia riuscirà a darti.
Speri che la meta sia la risposta, speri che la fatica del camminare, la pesantezza del tuo zaino, la pioggia,l’incertezza della giusta direzione, siano gli strumenti per dare risposte ad interrogativi che a volte neppure conosci.
Cos’è quella ansia di andare, di andare assolutamente, è solo spirito di avventura
– " Considerate la vostra semenza, fatti non foste per viver come bruti ma per inseguire virtute e conoscenza "- Dante Canto XXVI dell’inferno- cos’è quella voglia di lasciare tutto, anche se per pochi giorni e raggiungere la meta, quella tomba, quel santuario, quella icona, dove ti fermerai solo per pochi istanti ma che saranno essenziali per te al tuo ritornare a casa, casa, meta sicura e finale del tuo cammino.
Cos’è tutto questo se non una “ svolta “ della tua vita; l’aver deciso a quel bivio di andare nell’altra direzione, nella direzione di un uomo nuovo che si sente “ Pellegrino per sempre “ perché dentro continua ad ardere quella voglia di essere in movimento perenne, come se tu stesso fossi il Cammino.
Sant’Agostino, padre della Chiesa, asseriva “ le persone viaggiano per stupirsi delle montagne dei mari dei fiumi, delle stelle, passano accanto a se stessi senza meravigliarsi “
Socrate, padre della filosofia ellenica, diceva “ uomo conosci te stesso “.
Ed allora se sei in cammino perenne verso la meta, tutto il resto che fiancheggia la tua strada acquista un altro valore, acquista valore chi vuole accompagnarti in questo cammino, chi ti sostiene, chi è già arrivato alla meta e ti aspetta, chi come te crede in quello che fai e cerca di incoraggiarti. Perde valore chi non ti capisce, perde valore tutto quello che non è sostanziale nel tuo zaino e che appesantisce il tuo cammino.
Lungo la strada puoi sempre trovare l’acqua non c’è bisogno di portarti dietro un’autobotte, non serve.
Qualcuno prima di te e per te ha predisposto e previsto le tue necessità, tu devi essere solo sereno nel saper che nel bisogno troverai sicuramente una mano amica che ti sosterrà ancor più verso la meta.
C’è una motivazione a tutto questo ? non credo la si possa individuare in un “ Unicum “ ognuno troverà la sua strada una volta intrapreso il cammino e la sua motivazione, ma in tutti coloro che si definiscono pellegrini c’è la ricerca o il recupero di una individualità soffocata da riti di una socialità totalizzante; lungo il cammino invece le proprie differenze non ti fanno sentire diverso, perché con l’antico bordone (oggi i moderni bastoncini da viaggio) e con la bisaccia (oggi lo zaino ultratecnologico ) al saluto di Suseya – Ultreya sempre avanti – sempre in alto verso Santiago, ci si sente pienamente accettati in un universo dove non esiste alcun tipo di omologazione.
Un giornalista francese ha scritto “ Il Cammino di Compostela non è che uno spezzone pedestre di una strada sinuosa che comincia con il nostro concepimento.
Nel Medio Evo ci si metteva in cammino per salvare l’anima oggi forse per ritrovarla.
Dietro una apparente integra facciata quante rovine esistono nel nostro animo, rovine che teniamo lì perché non abbiamo neppure la forza di toccare tanto è il dolore che ci provocano ed allora le nascondiamo a noi e agli altri.
Lascio dunque a Voi, con queste mie poche righe, trovare le risposte , avvertire le sensazioni, trarre le proprie conclusioni, perché è con questo spirito che ci si pone in cammino e si diventa pellegrini per sempre, a Dio piacendo.

GRAZIE.

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